IL CASO
VENEZIA E fu così che il rischio di vedere Venezia uscire dai confini

Venerdì 7 Agosto 2020
IL CASO
VENEZIA E fu così che il rischio di vedere Venezia uscire dai confini del protettorato dell'Unesco, finì in Parlamento. A sollevare il caso, la senatrice a Cinque Stelle, Orietta Vanin. Veneziana di Mirano, Vanin ha depositato a palazzo Madama un'interrogazione parlamentare diretta ai ministri della Cultura, Dario Franceschini, delle Infrastrutture, Paola De MIchieli, e dell'Ambiente, Sergio Costa, per capire se siano a conoscenza del rapporto Unesco sulla visita di fine gennaio a Venezia. In quei quattro giorni - nel tempo sospeso tra l'Aqua Granda del 12 novembre e l'esplosione della pandemia da coronavirus - i tre ispettori del World Heritage Commitee, di Icomos e di Ramsar, avevano osservato quanto fatto dall'amministrazione veneziana dopo le raccomandazioni stilate in occasione della riunione Unesco a Baku, nel 2019.
«Il Rapporto della missione a Venezia degli ispettori Unesco - spiega la senatrice Vanin in una nota - è stato finalmente inviato al Mibact. Il rapporto indica un netto peggioramento della situazione rispetto alla precedente missione, aumentando concretamente le possibilità che Venezia e la sua laguna siano inserite nella lista dei siti Unesco in pericolo. Il rapporto evidenzia, da parte veneziana, lentezze e inadeguatezze nell'affrontare le criticità legate al turismo e all'ambiente. Servono invece misure forti e concrete per tutelare la città», conclude Vanin.
Nell'incartamento - ancora in visione al Ministero e che poi sarà trasmesso anche al Comune di Venezia prima di essere discusso nella prossima seduta Unesco - sono una cinquantina le raccomandazioni che Venezia dovrà rispettare. Otto, però, sono più urgenti di altre: su tutte ridurre il numero dei turisti in arrivo tra calli e campielli (le cifre del periodo Covid verranno messe in netto fuorigioco nella disamina finale), particolare che cozzerebbe con l'esistenza di progetti contrapposti di potenziamento del flusso turismo, dall'allargamento dell'Aeroporto di Tessera alla recente realizzazione di nuovi alberghi e ostelli, preferiti - farebbe notare l'Unesco - a fronte di minori interventi sulla residenzialità. È stata anche criticata la mancanza di una decisione definitiva sul passaggio delle grandi navi in laguna: sul tema è stato bocciato lo scavo del canale Vittorio Emanuele. Se proprio Venezia non è in grado di risolvere il nodo, ecco che allora sarebbe meglio spostare il traffico dei grattacieli galleggianti in un altro porto vicino dell'alto Adriatico. Trieste, ad esempio. L'Unesco, e lo scrive anche la senatrice Vanin nella sua interrogazione, ribadisce la necessità di fermare i grandi progetti di impatto ambientale su Venezia e laguna (il nuovo impianto di Gpl di Chioggia), propone che la nuova Legge Speciale dia atto che Venezia è sito Unesco, sottolineando anche come sia necessario ridurre il numero dei soggetti coinvolti e la frammentazione delle competenze in favore di un'amministrazione centralizzata. Essenziale, poi, un Piano Morfologico lagunare.
LA REPLICA
Da Ca' Farsetti risponde l'assessore comunale all'Ambiente, Massimiliano De Martin: «Ringrazio la senatrice Vanin, ma è lei che siede nei banchi della maggioranza e gran parte delle cose che gli ispettori Unesco chiedono sono legati all'inerzia del Governo, a cominciare dalla soluzione alternativa al passaggio delle grandi navi nel bacino di San Marco, alla mancanza del Protocollo Fanghi. L'amministrazione comunale - continua De Martin - è stata elogiata dall'Unesco per aver pulito la città e per il ripristino dopo i danni dell'acqua alta, per la nuova smart control room, per l'introduzione del contributo di accesso quale chiave di volta nella gestione dei flussi. Noi, però, tifiamo per il nostro territorio: non può essere certo un ministero romano a gestire le acque della Laguna, così come la cabina di regia del Mose, la città è protagonista».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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