IL CASO
TREVISO Un milione e mezzo. E tante polemiche. Ha avuto l'effetto di

Sabato 20 Aprile 2019
IL CASO
TREVISO Un milione e mezzo. E tante polemiche. Ha avuto l'effetto di una deflagrazione il maxi-bonus a favore del presidente di Ascopiave Nicola Cecconato e del suo team di tre manager previsto per la cessione alla massima valutazione del settore vendite del gruppo. Il premio è stato votato dal cda e approvato da tutti gli organismi di controllo della società: dal punto di vista tecnico e legale non c'è una sola virgola fuori posto. Ma a Pieve di Soligo, nella sede di Ascopiave, ieri mattina serpeggiava malumore. Tanti dipendenti, pur consapevoli che premi di questo genere sono previsti per manager di aziende quotate in Borsa, hanno sottolineato l'inopportunità di una simile scelta visto che, comunque, si parla di un presidente saldamente in quota Lega, quindi di partito. Rimostranze silenziose, fatte nei corridoi a mezza voce. Ma sintomatiche di una situazione non semplicissima. Nessuno mette in dubbio le capacità di Cecconato, che negli anni ha saputo ottenere grandi risultati poi diventati ricchi dividendi distribuiti tra i soci. Ma un premio così elevato fa discutere e anima soprattutto chi non è per niente d'accordo con la decisione di cedere un comparto vendite che vale 500 milioni di euro e che gestisce 700mila clienti.
SINDACI
Il super-bonus ha impressionato anche qualche sindaco. Marco Della Pietra, primo cittadino di Spresiano, uno dei portavoce dei ribelli che hanno fortemente contestato il cda di Asco Holding che controlla Ascopiave, ironizza: «Un milione e mezzo di euro è una cifra che riesco a mala pena a immaginare. Da sindaco, con tutte le responsabilità immani che ci sono, prendo un'indennità da 1700 euro e senza contributi. Ma se la legge consente premi di questo genere, nulla da dire. Però, visto che Ascopiave è al 50% pubblica, magari ci poteva stare anche un passaggio nell'assemblea dei sindaci». Più cauto Stefano Marcon, che riassume tre ruoli: sindaco di Castelfranco, presidente della Provincia e socio di Asco Holding: «Quando si parla di compensi si entra sempre in un terreno minato. Ma se quel bonus rientra in un meccanismo previsto dalla legge non c'è nulla da scandalizzarsi. Posso invece dire una cosa: conosco molto bene Nicola Cecconato. È un ottimo professionista, appassionato del suo lavoro e di certo non è mosso dalla voglia di denaro».
LA SPIEGAZIONE
Cecconato ha preferito non rilasciare dichiarazioni mantenendo così quel basso profilo che contraddistingue la sua gestione di Ascopiave fin dai primi giorni. Dalla società però filtrano dei chiarimenti: «Nel caso di operazioni straordinarie, il management di una società, oltre alle attività ordinarie, deve gestire anche quelle straordinarie. L'attribuzione di meccanismi premiali, in ragione della focalizzazione del management nella realizzazione dell'operazione nei tempi e nelle modalità atte a creare valore per gli azionisti è perciò prassi consolidata di mercato, seguita da tutte le aziende quotate in ottemperanza alle previsioni del Codice di Autodisciplina di Borsa italiana». Per quel che riguarda Cecconato, l'operazione in ballo è la cessione di un ramo d'azienda dal valore di circa 500 milioni di euro: «Il Comitato per la Remunerazione e il Comitato Controllo e Rischi hanno validato il meccanismo premiale, strettamente connesso al verificarsi dell'operazione straordinaria e al valore che genererà per la società e per i suoi azionisti. Eventuali beneficiari di tale meccanismo premiale sarebbero il Presidente e un ristretto numero di manager in ragione del loro assiduo e straordinario impegno nel buon esito dell'operazione». Se invece l'operazione non dovesse andare in porto, o le cifre ottenute non dovessero essere ritenute adeguate, non ci sarebbe alcun premio.
Paolo Calia
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