IL CASO
Il cerchio si stringe intorno a M49, l'orso confidente del Trentino,

Domenica 14 Luglio 2019
IL CASO Il cerchio si stringe intorno a M49, l'orso confidente del Trentino,
IL CASO
Il cerchio si stringe intorno a M49, l'orso confidente del Trentino, che negli ultimi due anni si è reso responsabile di qualche decina di attacchi contro pecore, mucche, arnie e caseifici. Da giorni, gli uomini del Corpo Forestale provinciale stanno cercando di catturarlo con delle trappole piazzate nei boschi ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Secondo l'ordinanza firmata da Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma, M49 è potenzialmente pericoloso per l'uomo, e dev'essere rinchiuso in un recinto.
Nel 2014 Daniza, un'orsa trentina per la quale era stata decretata la cattura, è morta dopo essere stata colpita dal dardo. In questi giorni, a Trento e nelle valli vicine si discute molto di M49 e della sua sorte. Ai cortei e ai flash mob delle associazioni ambientaliste che hanno chiesto di lasciare in libertà l'animale, ha risposto venerdì una manifestazione organizzata nel capoluogo da Coldiretti, e che ha visto la partecipazione di un migliaio di allevatori, accompagnati da animali da allevamento e trattori. Qualche giorno prima, il parere positivo sulla cattura di M49 emesso dall'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, aveva chiuso un'aspra discussione tra la Provincia Autonoma di Trento e il ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Secondo Pietro Genovesi, responsabile per la fauna selvatica dell'Ispra, «l'accresciuta frequentazione delle aree da parte dell'uomo nel periodo di alpeggio», insieme alla capacità di M49 di entrare in stalle e altri edifici, determina «dei rischi potenzialmente significativi per l'uomo», e rende quindi accettabile la sua cattura.
SEMAFORO VERDE
Il semaforo verde all'intervento, però, non chiude la discussione sugli orsi del Trentino, contro cui ieri si è svolta sempre a Trento un'altrettanto affollaat contro-manifestazione ambientalista. Tra le Dolomiti e l'Adamello, ricordiamo, vivono tra i 50 e i 60 orsi e un numero analogo di lupi. Mentre i primi derivano dalle reintroduzioni effettuate tra il 1999 e il 2001 nel Parco Adamello-Brenta (gli esemplari liberati provenivano dalla Slovenia), i lupi sono tornati sulle Dolomiti spontaneamente dalle Alpi centrali e dai Balcani.
GLI INTERVENTI
Nel 2018, secondo i dati ufficiali, i danni causati dai due predatori in Trentino sono aumentati di poco rispetto all'anno precedente. Per l'orso, la Provincia ha liquidato 95.000 euro nel 2018 contro gli 83.000 nell'anno precedente. Per entrambe le specie, il totale liquidato ad allevatori e agricoltori danneggiati è passato da 130.000 a 172.000 euro. Una cifra che non sembra mostrare un attivismo esagerato da parte dell'orso M49, e che sembra compatibile con il bilancio provinciale. La presenza dell'orso, che crea certamente problemi ad allevatori e contadini, fa ormai parte dell'immagine della Provincia autonoma, e attira in Trentino migliaia di escursionisti e turisti, anche se gli allevatori esasperati mettono in guardia che «l'Orso Yoghi è un'altra cosa».
Già nelle scorse settimane, Fugatti non si è limitato a chiedere la cattura di M49, ma ha chiesto una drastica riduzione del numero di orsi e lupi in Trentino.
«La convivenza tra uomo e grandi carnivori è possibile, ma non con questi numeri», ha aggiunto il presidente della Provincia. Il Trentino, come il vicino Alto Adige, chiede allo Stato una delega per valutare in autonomia quanti orsi e lupi possano essere compatibili con il territorio, e per intervenire direttamente per ridurli.
«Questa non è una posizione accettabile», risponde Marco Galaverni, responsabile specie e habitat del Wwf Italia. «Orsi e lupi non sono proprietà della Provincia di Trento e di altri enti locali, ma un patrimonio dell'Italia e dell'Europa. Se un animale diventa pericoloso siamo d'accordo che venga catturarlo. Ma la vicenda di M49 non dev'essere strumentalizzata».
Stefano Ardito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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