IL CASO
CASTELLO DI GODEGO (TREVISO) Una menzogna lunga due anni, trascorsi a

Martedì 15 Ottobre 2019
IL CASO
CASTELLO DI GODEGO (TREVISO) Una menzogna lunga due anni, trascorsi a fare finta di essere quello che non era, facendosi chiamare dottore e raccontando della specializzazione in medicina chirurgica quando invece la sua è una laurea in chimica. Dottore sì, ma non di quelli che possono curare i malati, cosa che invece avrebbe fatto fino a quando una frase lo ha tradito: Sono un medico ma non posso firmare il certificato di morte. A quel punto è finita la breve - ma, da quanto emerso dalle indagini della Procura di Treviso, anche intensa - carriera di falso medico di Massimo Rossi, 37enne originario di Castelfranco ma residente a Venezia, che ora deve rispondere davanti ai giudici dei reati di esercizio abusivo della professione e sostituzione di persona. Tra il 2013 e il 2015, oltre a prescrivere farmaci e visitare pazienti, è accusato di aver effettuato anche consulenze. Per gli inquirenti almeno cinque le persone che sarebbero state seguite regolarmente da Rossi. Ora il processo dovrà chiarire quanti siano davvero finiti nella rete del 37enne, che in alcuni occasioni - si legge negli atti di indagine - avrebbe anche telefonato ad alcune farmacie di Castelfranco per prescrizioni mediche in favore di suoi assistititi; forse, ma questo lo si appurerà a dibattimento, utilizzando persino falsi credenziali di veri dottori della mutua.
LA RIVELAZIONE
Fatale per il dottor Rossi l'assistenza ad un'anziana di Castello di Godego, parente della sua compagna. La donna era gravemente malata e lui la visitava regolarmente e le prescriveva anche dei farmaci, che però non è stato ancora appurato in maniera inequivocabile se siano stati assunti o meno. Dopo il decesso, che avvenne in casa alla presenza del medico, fu allertato il 118 e agli operatori del pronto intervento Rossi avrebbe detto: Certo, sono un medico, ma non posso firmare il certificato di morte. Accampando motivazioni che però non hanno convinto i sanitari, né tantomeno i carabinieri, che erano stati chiamati sul posto. Ed è così che scattarono i controlli e l'inchiesta della magistratura.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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