IL CASO
ADRIA «Ho visto gente ipnotizzata davanti alle slot machines. Che

Domenica 14 Ottobre 2018
IL CASO
ADRIA «Ho visto gente ipnotizzata davanti alle slot machines. Che parlava con le macchinette, comunicava con loro mentre giocava. Come fossero delle persone. Ho visto gente fare riti propiziatori di tutti i tipi, accarezzarle prima di giocare. Ho visto gente rovinarsi per la febbre del gioco. È a quel punto che non me la sono più sentita di essere un ingranaggio di una macchina che macella uomini e donne, rovina le famiglie e crea un sacco di problemi».
Sono passati già alcuni anni da quando il barista Francesco Begheldo, titolare della caffetteria Lo spiffero di Adria ha rinunciato alle due slot machines che erano installate nel suo locale. E non ha cambiato idea. «Anzi, sono più convinto che mai di avere fatto bene, anche se con quei soldi ci pagavo l'affitto».
L'INCASSO
Con due soli apparecchi faceva un bell'incasso, senza alcun impegno: «In genere guadagnavo 500 euro al mese, ma c'erano dei mesi in cui arrivavo a mille euro». Begheldo è un barista pieno di idee. È stato lui a inserire negli scontrini una scritta anti-razzismo e all'apertura di Adria all'accoglienza. «Cinque anni fa ho ricevuto un premio dal sindaco e dalla consulta del volontariato per il mio impegno sociale. Due anni dopo la storia è stata ripresa dall'agenzia di stampa Ansa ed è cominciato un diluvio di offese in rete. Mi scrivevano: boicottiamo quel locale... adesso sappiamo dove non andare a bere un caffé quando andremo ad Adria... portati gli extracomunitari a casa tua... Poi è finita, fortunatamente. Mi rendo conto che adesso è diventato un tema politicamente scottante. Ma a me sembra un messaggio che dovrebbe essere condiviso universalmente».
MALATI
Di malati del gioco, Begheldo ne ha visti passare nel suo locale di tutti i tipi. «Studenti e pensionati, operai e impiegati. Devo dire che la ludopatia è trasversale. Ma mi impressionavano soprattutto le persone anziane, le donne che venivano a giocarsi la pensione. Mi ricordo, c'era uno che si mangiava in un giorno anche mille euro, e quando ha perso tutto è finito in piazza, incatenato davanti al municipio, a chiedere una casa popolare».
G. P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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