Il calzolaio, un lavoro in via d'estinzione. Non ci sono giovani che vogliano farlo

Domenica 16 Febbraio 2020
Il calzolaio, un lavoro in via d'estinzione. Non ci sono giovani che vogliano farlo e i negozi chiudono come spiega Paolo Favaretto, 60 anni fra pochi giorni, e bottega a Venezia, nel sestiere di Dorsoduro a pochi passi dall'Università Ca' Foscari.
Da quanti anni fa questo lavoro?
«L'attività è stata aperta da mio papà nel 1970, poi lui nel 1986 è deceduto e sono subentrato io. Quando andrò in pensione chiuderò. Come stanno ormai facendo tutti, anche botteghe storiche con molta tradizione».
I suoi figli non lavorano con lei?
«Le mie figlie di 35 e 27 anni sono una a Berlino e l'altra in Inghilterra. Hanno due ottimi lavori e non se la sentono di mollare tutto».
Nessun giovane le chiede di imparare?
«Magari potessi insegnare il mestiere. Ho cercato giovani, ma non li trovo. E se si presentano non hanno la pazienza di imparare e crearsi una clientela. Vogliono fare soldi possibilmente tanti e subito. Vorrebbero il terreno già spianato e tutto facile, invece devono mettere anche qualcosa di loro se vogliono farcela».
Quante botteghe sono rimaste?
«I calzolai sono 5-6 a Mestre e altrettanti a Venezia, ma quando i titolari invecchiano spariscono anche le loro botteghe».
Dà soddisfazione il suo lavoro?
«Ci si può vivere bene, anche se bisogna diversificare l'attività. Non si fa più la bella riparazione di un tempo di scarpe importanti. Ci sono tante calzature da pochi soldi che una volta rotte si buttano. Ma vendo anche articoli per cani, da sempre perché un tempo i guinzagli erano solo in cuoio, pelletteria, cinture e portafogli».
r.ian.
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