I fantasmi del Nordest oltre 3.000 persone sparite

Giovedì 5 Aprile 2018
I fantasmi del Nordest oltre 3.000 persone sparite
L'INCHIESTA
VENEZIA Più di tremila persone, tra Veneto e Friuli, sono scomparse senza essere più state rintracciate. Il dato è agghiacciante, anche se dev'essere spalmato in un arco di tempo che va dal 1974 al dicembre scorso, ed è contenuto nell'ultima relazione dell'ufficio del commissario straordinario del governo che dal 15 febbraio scorso è retto dal prefetto Mario Papa. Secondo le statistiche, le persone diventate come dei fantasmi sono 1.543 unità in Veneto, 1.585 in Friuli Venezia Giulia e 239 in Trentino Alto Adige.
I DATI
Numeri imponenti, anche se non collocano le regioni del Nordest ai vertici delle classifiche. In Italia sono in totale 52.990 le persone di cui sembrano essersi perse definitivamente le tracce. In testa troviamo la Sicilia (14.238), seguita da Lazio (7.970 persone), Lombardia (5.890) e Campania (4.506). In questo scenario hanno fatto la loro irruzione, negli ultimi anni, gli extracomunitari, che sono addirittura 43.610, a fronte di 9.380 italiani. Oggi gli stranieri costituiscono la parte più significativa. Si tratta soprattutto di minori (38mila stranieri, 4.247 solo nel secondo semestre del 2017, mentre gli italiani sono 2.306) che si sono per la maggior parte allontanati dalle comunità dove erano stati accolti dopo l'ingresso in Italia in quanto privi di permesso di soggiorno. I maggiorenni sono invece 13.474 (5.844 italiani e 7.630 stranieri), a cui vanno aggiunte 1.467 persone di età superiore ai 65 anni (1.230 italiani e 237 stranieri).
I dati sono gonfiati rispetto alla realtà effettiva degli scomparsi, perché per quanto riguarda gli stranieri si è in presenza di allontanamenti volontari dalle strutture di accoglienza, per proseguire il viaggio in Europa e raggiungere la vera mèta. Una dimostrazione è costituita non solo dal record della Sicilia, dove avvengono gli sbarchi degli extracomunitari, ma anche da realtà di confine come il Friuli che ha un numero di persone non rintracciate superiore addirittura a quello del Veneto, con una popolazione che è pari soltanto a un quarto.
L'ASSOCIAZIONE
Se questi ultimi sono fenomeni sociali, la realtà più classica dei desaparecidos è fatta di casi singoli, ognuno con caratteristiche diverse, che ha fatto nascere un'associazione come Penelope, diventata negli anni un punto di riferimento per il ministero degli Interni. Chiede interventi legislativi, incalza le istituzioni e segue le famiglie. «Attualmente i casi irrisolti di cui si occupa Penelope in Veneto sono 25», spiega Stefania Bonduan di Dosson (Treviso), che è vicepresidente regionale. «È un lavoro di assistenza alle famiglie che si trovano ad affrontare tantissimi problemi, a volte complessi e burocratici. Pensiamo alla semplice vendita di un'auto di proprietà o all'intestazione della casa, alle dichiarazioni dei redditi o alle bollette, alle pensioni o alle pratiche di morte presunta, che viene riconosciuta dopo 10 anni. Spesso ci troviamo di fronte a una giungla di adempimenti, perfino con applicazioni diverse da provincia a provincia».
I CASI
Il signor Mario Bonduan, padre di Stefania, soffriva di disorientamenti spazio-temporali, la sua mente si scollegava dalla realtà, viveva dimensioni inesistenti. Due sere prima del Capodanno 2009 si recò al bar con un amico. Era a San Candido in vacanza, la famiglia lo aspettava per cena. Prima di ordinare un caffè, andò in bagno, un locale senza finestre. E scomparve. Da allora sono trascorsi otto anni e nessuno lo ha più visto, anche se le segnalazioni non sono mancate.
Una signora toscana di mezza età la scorsa estate era in vacanza nel Bellunese. Un giorno uscì per un'escursione, non è mai tornata. L'ultimo segnale, una telefonata in cui spiegava di essere scivolata, si era fatta male, aveva descritto cosa vedeva attorno a sé, indizi per capire dove si trovava. Hanno battuto inutilmente palmo a palmo la montagna. Un cinquantenne veronese in autunno si è allontanato da casa, probabilmente a causa di un problema personale legato alla sua attività lavorativa. La famiglia lo aspetta da allora.
Il caso più noto è quello avvenuto tra Castelfranco e Paese, dove i genitori adottivi attendono Marianna Cendron, la diciottenne sparita cinque anni fa. In una sera di febbraio del 2013 avrebbe dovuto incontrare il suo ragazzo, al convitto dell'istituto alberghiero, per una notte d'amore. Da qualche mese Marianna, nata in Bulgaria, aveva lasciato la propria casa traslocando in quella di un vicino, un uomo sposato che vive da solo. Il mistero fitto ha portato la famiglia, convinta che non si tratti di un allontanamento volontario, a combattere avvalendosi dei legali dell'associazione Penelope per evitare l'archiviazione dell'inchiesta. Dopo tre proroghe adesso si profila l'udienza decisiva davanti a un gip in cui l'avvocato Stefano Tigani chiederà che vengano indagati per la scomparsa sia l'ex fidanzato Michele Bonello, che il vicino di casa, Renzo Curtolo, le cui deposizioni su cosa accadde quella sera sarebbero contraddittorie.
Dietro una scomparsa ci può essere un libera scelta o un incidente, una malattia, un suicidio o perfino un omicidio. E di sicuro c'è sempre l'inconsolabile sofferenza di chi è rimasto in attesa.
Giuseppe Pietrobelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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