Gli abeti dell'Altopiano in Cina E si temono i danni delle malattie

Lunedì 19 Agosto 2019
GLI INTERVENTI
ROVIGO Ha preso anche la via della Cina il legname dell'Altopiano di Asiago abbattuto lo scorso ottobre dalla tempesta Vaia. Dopo aver saturato in poco tempo il mercato locale, il commercio si è indirizzato verso acquirenti europei, soprattutto austriaci. Positivo il contatto con la Cina, che ha forte necessità di materia prima anche se poco pregiata. I materiali di scarto e le ramaglie diventano invece biocombustibile per aziende italiane.
Attualmente i tronchi caduti vengono smerciati a due terzi del loro prezzo. La tempistica ha dovuto tenere conto della messa in sicurezza di strade e accessi agli alberi, reperire personale e mezzi adeguati, tenere sotto controllo l'effetto shangai nei boschi, che hanno ancora tanti alberi pericolanti. È stato calcolato che, nonostante in ottobre siano stati lasciati a terra 8,5 milioni di metri cubi di legno, la cifra salirà a 14 a causa dell'effetto domino, delle malattie e delle difficoltà di accesso. Si teme il bostrico, un parassita molto insidioso. Ditte e personale qualificato europei, soprattutto da Slovenia e Croazia, lavorano senza sosta per raccogliere e smistare il legname. «Vaia è stato un evento climatico senza precedenti per le nostre foreste alpine hanno detto Raffaele Cavalli, direttore del dipartimento Tesaf (Territorio e Sistemi Agro forestali) dell'Università di Padova e Massimiliano Calore, guardia forestale in servizio alla polizia di Roana anche se ce ne possiamo aspettare altri in futuro. L'Università di Padova è stata incaricata dalla Regione Veneto di progettare una pianificazione per i prossimi anni. Serviranno circa tre anni per dire conclusa la pulizia dei boschi».
Per recuperare il legname si usano gru a cavo o altri macchinari. Le ceppaie per il momento vengono lasciate a terra, probabilmente tra un anno non si vedranno più perché coperte dal verde. Due le possibilità prospettate: piantare altri alberi o lasciare che la natura faccia il suo corso. «Il bosco hanno spiegato gli esperti ha la possibilità di rigenerarsi: già adesso si notano tante piantine, che tuttavia rischiano di essere mangiate dagli animali del bosco e che sarebbero necessarie per evitare frane e smottamenti in certe zone. Gli alberi più forti potrebbero sopravvivere e dare il via a una nuova vita delle nostre foreste».
Sofia Teresa Bisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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