GIOCHI 2026
VENEZIA È una sorta di clausola di salvaguardia, a chiara matrice

Sabato 20 Aprile 2019
GIOCHI 2026
VENEZIA È una sorta di clausola di salvaguardia, a chiara matrice pentastellata, quella contenuta nell'Accordo - pubblicato ieri sul Bur - tra il Governo della Repubblica Italiana, la Regione Lombardia, la Regione del Veneto, il Comune di Milano, il Comune di Cortina d'Ampezzo e il Coni. Oggetto dell'accordo è la copertura finanziaria delle Olimpiadi invernali del 2026, qualora venissero assegnate a Milano-Cortina: nero su bianco, viene puntualizzato che se lo Stato dovesse rimetterci, saranno gli enti territoriali - cioè le due Regioni - a farsi carico dell'eventuale saldo negativo.
Ma perché questo accordo se il Governo ha già dato le garanzie per la candidatura di Milano e Cortina per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026? Perché, evidentemente, a Palazzo Chigi vogliono essere sicuri di non rimetterci. Lo Stato dovrebbe infatti farsi carico delle spese generali, dalla sicurezza alle dogane, che ammontano a circa 415 milioni di euro. In realtà, stando a uno studio commissionato da Palazzo Chigi all'Università La Sapienza di Roma, lo Stato dai Giochi dovrebbe guadagnarci, essendo state stimate maggiori entrate fiscali per circa 600 milioni. Tant'è, Roma ha voluto tutelarsi.
IL TESTO
L'Accordo si articola in 3 articoli. Il terzo è quello determinante: Le risorse finanziarie e gli oneri relativi alla copertura dei costi per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026, nel caso di designazione di Milano e Cortina d'Ampezzo, sono esclusivamente a carico degli enti territoriali facenti parte del Comitato promotore. E cioè le due Regioni, Veneto e Lombardia. Gli Enti territoriali - recita ancora l'articolo 3 - facenti parte del comitato promotore si impegnano a rifondere allo Stato, attraverso modalità da individuarsi con successivi provvedimenti, l'eventuale saldo negativo derivante dalla differenza tra le maggiori entrate erariali conseguenti allo svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026 e i maggiori costi diretti e indiretti gravanti sul bilancio dello Stato e sostenuti dal medesimo Stato, al fine di assicurare l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi. Insomma, lo Stato non vuole rimetterci. Però l'Accordo recepisce anche lo studio dell'Università La Sapienza che prevede un saldo positivo per le casse centrali di 186,8 milioni di euro, somma risultante dalla differenza tra la stima delle entrate fiscali cumulate nel 2028 (601,9 milioni) e il totale delle spese previste per l'amministrazione centrale (415 milioni).
IL VERDETTO
Finita all'inizio del mese l'ispezione della commissione valutatrice del Cio, durante la quale è stata annunciata la firma da parte dei premier Giuseppe Conte della seconda lettera di garanzia per la candidatura di Milano e Cortina per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, la parola ora passa a Losanna: il 24 giugno i componenti del Comitato internazionale olimpico si pronunceranno sui due dossier, quello delle Alpi italiani e quello della Svezia. E, incrociando le dita in attesa del verdetto, c'è già chi si intesta il risultato: «Se le Olimpiadi si faranno - ha detto l'altro giorno il governatore lombardo Attilio Fontana - sarà perché c'è la Lega e c'è Giorgetti». Cioè il sottosegretario con delega allo Sport che, a detta di Fontana, «ha saputo portare il Governo al nostro fianco. Al di là dei soldi, ha fatto in modo che tutto il Paese fosse con noi e queste cose al Cio contano». Il pentastellato Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, aveva invitato invece a fare squadra: le Olimpiadi «possono essere un'occasione e noi speriamo che, a differenza del passato, si possano fare in maniera positiva e sostenibile, che portino una vera ricchezza al territorio e non diventino degli abusi per il territorio. Siamo convinti che se facciamo squadra possiamo dare una dimostrazione migliore rispetto al passato».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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