«Fu diffamazione, non ingiuria a Zaia» La Regione contro i no Pedemontana

Mercoledì 6 Marzo 2019
«Fu diffamazione, non ingiuria a Zaia» La Regione contro i no Pedemontana
IL CASO
ALTIVOLE (TREVISO) Diffamazione e oltraggio a pubblico ufficiale. Sono queste le accuse che la Regione muove contro i gruppi di cittadini che nel giorno dell'ingresso dei cantieri della Pedemontana nel trevigiano, nell'ottobre del 2014 ad Altivole, insultarono pesantemente il governatore Luca Zaia, lanciandosi in una serie di offese e insinuazioni sul suo ruolo nella partita della superstrada.
Dopo la denuncia, adesso la Procura ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale. Questo perché nel frattempo l'ingiuria è stata depenalizzata. Ma la giunta regionale si è ufficialmente opposta alla chiusura del caso. Per palazzo Balbi non è solamente una questione di offese. Gli improperi lanciati contro il presidente in un contesto pubblico - questa la tesi - configurano anche una diffamazione e un oltraggio a pubblico ufficiale, dato che Zaia si trovava ad Altivole non come privato cittadino ma come governatore nell'esercizio delle sue funzioni.
I LAVORI
La Pedemontana non era all'inizio. I cantieri nel vicentino erano già stati avviati da tempo. Alcuni vedevano già il traguardo. Nonostante questo, il 21 ottobre del 2014 l'ingresso del tracciato della superstrada nel trevigiano fu tutt'altro che tranquillo. Ad Altivole venne allestito un tendone per celebrare l'inizio dei lavori per la costruzione del primo tratto di circa 24 chilometri tra San Zenone e Montebelluna. La prima pietra venne posata nella zona del futuro casello di Altivole, tra la provinciale 667 e via Schiavonesca. Dai bordi della strada, però, gli arrivarono contro insulti di ogni tipo. Gruppi di residenti, rappresentanti di comitati e proprietari che avevano subito l'esproprio dei loro terreni, si erano organizzati con tanto di cartelloni e striscioni. Alcune persone si presentarono con i trattori.
L'inaugurazione fu incalzata dalle continue proteste di una cinquantina di cittadini. La tensione salì alle stelle. Per scongiurare il rischio di scontri furono schierati anche gli agenti in tenuti antisommossa. Non solo. Un agricoltore di 60 anni della zona fu arrestato con l'accusa di aver tentato di sfondare il cordone di sicurezza a bordo del proprio trattore.
LA DIGOS
Alla fine la Regione decise di non lasciar correre e di denunciare. Attraverso filmati e fotografie, gli uomini della Digos individuarono due persone come coloro che avevano lanciato gli insulti più pesanti all'indirizzo di Zaia. Dopo l'apertura del procedimento penale, però, adesso dalla Procura è arrivata la richiesta di archiviazione. Ma palazzo Balbi non ci sta. Non è solo una questione personale. In quell'occasione fu preso di mira il presidente della Regione. Per questo a Venezia non hanno alcuna intenzione di arretrare di un centimetro. Da qui la decisione di opporsi alla chiusura del procedimento.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci