Fototrappole anti-migranti sul Carso

Mercoledì 15 Gennaio 2020
IMMIGRAZIONE
TRIESTE Sono gli stessi dispositivi utilizzati dalla Forestale per immortalare e monitorare orsi, lupi e sciacalli. Solo che in questo caso saranno impiegati per scovare persone, nello specifico i migranti che ogni giorno tentano (spesso riuscendoci) di lasciare la Slovenia per richiedere asilo politico in Italia, nella maggior parte dei casi a Trieste. L'annuncio arriva dal Friuli Venezia Giulia: l'assessore regionale alla Sicurezza, il leghista Pierpaolo Roberti, ha garantito che il confine italo-sloveno sarà presto difeso da una rete di fototrappole fisse montate sui fusti degli alberi lungo i sentieri sterrati del Carso triestino. Gli occhi elettronici permetteranno alle forze dell'ordine di sapere in tempo reale dove e quando transiteranno i migranti provenienti dalla rotta balcanica, per poter così intervenire e identificare le colonne umane dirette a Trieste. È stato lo stesso Roberti a spiegare le ragioni alla base della decisione. Da tempo infatti la regione aveva annunciato l'impiego al confine di droni e telecamere termiche. Ma alla fine la scelta è caduta su più economiche fototrappole.
IN TEMPO REALE
«Numerose ditte private - spiega l'assessore Roberti - ci hanno presentato dei prodotti che sono in grado di inviare dati e immagini in tempo reale alle forze dell'ordine e che hanno un costo non proibitivo. Un dispositivo lo si riesce a pagare 300 euro e il vantaggio economico è evidente (le telecamere termiche di ultima generazione superano i mille euro; quanto ai droni, i prezzi lievitano ancora). Abbiamo l'urgenza di pattugliare il confine con la Slovenia, perché gli ingressi non si arrestano». «Sono state più di 5.300 le persone rintracciate sul carso negli ultimi 12 mesi - continua Roberti - le fototrappole ci aiuteranno a coprire le zone meno battute dalle forze dell'ordine, che non possono essere dappertutto. Il Carso è pieno di piccoli sentieri nascosti tra le rocce e gli arbusti: le fototrappole avvertiranno gli agenti e questi ultimi potranno spostarsi verso il punto in cui è stato individuato un migrante in arrivo. Gli apparecchi non saranno le stesse fototrappole utilizzate per il monitoraggio della fauna. La Regione acquisterà materiale ad alta tecnologia, con un software in grado di distinguere il passaggio di una persona da quello di un animale, anche di stazza simile a quella umana. I macchinari si potranno appendere e assicurare agli alberi lungo i sentieri e saranno dotati di una connessione mobile veloce grazie alla quale i dati e le immagini saranno inviati in tempo reale alle centrali delle forze dell'ordine. Si tratterà di un'arma in più contro gli ingressi continui nella zona di Trieste».
IL TEST
Si comincerà con una prima fase di test. «Saranno acquistate alcune decine di fototrappole e spetterà a Prefettura e Questura individuare i punti caldi della rotta migratoria. Siamo a conoscenza dei sentieri più battuti e inizieremo da quelli. L'uso della tecnologia ci permetterà di migliorare il lavoro delle forze dell'ordine e di incrementare la quota di migranti da rispedire in Slovenia».
Il leader della Lega Matteo Salvini promuove l'iniziativa lanciata dalla Regione Fvg: «Se il governo di sinistra - ha detto a margine del tour elettorale in Emilia Romagna - riapre porti e confini, ogni mezzo (dai droni alle telecamere) per difendere l'Italia è buono e lecito». Critico l'ex sindaco di Udine ed ex rettore dell'università di Trieste (ora esponente di Open Fvg), Furio Honsell: «Si tratta di un escamotage per tenere costantemente accesa la fiamma della xenofobia e l'ossessione securitaria. Per ora si può solo sperare che dalle fototrappole emerga qualche immagine ben definita di orsi, cervi o magari addirittura una lince o uno sciacallo dorato. Il che sarebbe una gioia per quanti amano la natura, meno per l'assessore Roberti».
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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