Chiuse le indagini sui Pfas nell'acqua: gli indagati sono 13

Martedì 15 Gennaio 2019
L'INQUINAMENTO
VICENZA Sono 13 gli indagati per l'inquinamento da Pfas nelle acque del Vicentino e in altre tre province venete, ossia Verona, Padova e in maniera più ridotta Rovigo. La Procura della Repubblica di Vicenza ha concluso le indagini preliminari relative all'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche causato dalla Miteni di Trissino, esteso su un territorio molto vasto, capace di coinvolgere una popolazione stimata di oltre 300 mila residenti. La chiusura del fascicolo, ufficializzata ieri dal Procuratore Antonino Cappelleri, con il deposito degli atti a favore delle difese, è arrivata dopo oltre due anni di perizie, indagini, ricerche e approfondimenti da parte della Procura berica sulla contaminazione delle acque. Tra i 13 indagati, vi sono 4 manager giapponesi di Mitsubishi, 4 di Icig (la multinazionale subentrata a quella nipponica) e 5 direttamente collegati alla Miteni, che nei mesi scorsi ha chiuso i battenti, con tutti i lavoratori finiti in casa integrazione.
Per i 13 indagati il sospetto è che, almeno fino al 23 luglio 2013, abbiano saputo del rischio di inquinamento, ma non abbiano fatto nulla per evitarlo. «Questa è la nostra tesi - ha spiegato ieri il procuratore Antonino Cappelleri - e infatti viene contestato il reato nella sua forma dolosa». Tutti gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo per domandare di essere ascoltati, poi la Procura chiederà il rinvio a giudizio.
I REATI
Nello specifico i reati sono quelli di avvelenamento delle acque e di disastro innominato. Alla fine non si è arrivati a contestare il disastro ambientale, perché quella previsione normativa è stata introdotta solo nel 2015, dopo il limite del 2013, quando la Miteni si autodenunciò, iniziando a cooperare per la bonifica del proprio sito. E infatti il luglio 2013 è anche l'orizzonte temporale nel quale i reati di contaminazione da pfas e pfoa si ritengono terminati, pur essendo iniziati addirittura negli Anni Sessanta e proseguiti per decenni. Secondo quanto precisato dallo stesso Procuratore, la consapevolezza in capo agli indagati deriva dalle indagini e dalle consulenze, trovando una spia soprattutto nel passaggio di mano da Mitsubishi a Icig, una compravendita che a suo tempo mostrò un accordo davvero singolare: la Miteni, valutata circa 15 milioni di euro, passò infatti di mano al prezzo simbolico di 1 euro. L'indagine condotta dai sostituti Roderik Blattner e Barbara De Munari ha puntato molto su questo aspetto, che dimostrerebbe la consapevolezza di un problema molto grave da risolvere sul piano ambientale.
Ma la vicenda giudiziaria, come peraltro auspicato nei giorni scorsi dalle Mamme No Pfas, potrebbe non limitarsi a questo. Da ambienti giudiziari si apprende che per gli sversamenti più recenti è aperto un secondo fascicolo, riguardante le contaminazioni da Gen X e altre sostanze: è ancora in fase di indagine preliminare ma potrebbe essere riunito al primo durante il dibattimento. In questo secondo filone si dovrebbe procedere con l'ipotesi di reato colposo, dal momento che l'inquinamento sarebbe derivato da perdite accidentali.
Luca Pozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci