Caorle, gli intrighi del boss alle elezioni

Domenica 17 Novembre 2019
GIUSTIZIA
VENEZIA Iniziarono nell'aprile del 2016 le grandi manovre per cercare di raccogliere voti a favore del candidato consigliere comunale Giuseppe Boatto, successivamente eletto al Comune di Caorle nella lista dell'attuale sindaco Luciano Striuli.
È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta sulle presunte infiltrazioni della Camorra nel Veneto orientale, depositati dai sostituti procuratore Roberto Terzo e Federica Baccaglini a carico di 76 imputati per i quali si preannuncia una imminente richiesta di rinvio a giudizio. Secondo la Procura di Venezia, l'organizzazione di stampo mafioso capeggiata dal boss di Eraclea, Luciano Donadio (in carcere dallo scorso febbraio), avrebbe cercato di condizionare anche «le elezioni amministrative del 2016» a Caorle, che si tennero il 5 giugno, sollecitato a tal fine da un ex carabiniere, Claudio Casella, oggi titolare di un bar e di una attività immobiliare a Caorle.
Fu Casella a contattare Donadio per chiedergli di intercedere con parenti e conoscenti residenti a Caorle per farli votare per Boatto: «Anche i romeni possono votare se ne fanno richiesta», precisò l'ex carabiniere. In un incontro avvenuto nel suo ufficio, Donadio spiegò a Casella di avere a Caorle un amico dal quale avanzava un grosso favore: «Può farmi tutto quello che voglio e se non lo fa mi arrabbio... si è candidato 4/5 anni fa...» I carabinieri lo hanno identificato in Aly Bincoletto, candidato sindaco nel 2012. Ma Casella gli spiegò che questi era già tra i sostenitori di Striuli, insistendo affinché si trovassero bulgari e romeni da far votare.
COLLABORATORI
Il boss di Eraclea non si fa pregare ancora: contatta un suo collaboratore, Catalin Croitoru, e gli chiede di contattare una serie di amici. Casella precisa che non c'è troppo tempo affinché si iscrivano alle liste elettorali per poter esercitare il diritto di voto. Nel gestire l'affare, Donadio viene aiutato dal napoletano Vittorio Ferrillo, che offre la disponibilità ad incontrare in un bar gli amici indicati da Croitoru. All'organizzazione dell'incontro, fissato per il 17 aprile, partecipa anche un albanese, Adrian Babasiko. Ma da un'intercettazione di qualche giorno più tardi, il 22 aprile, risulta che le cose non sono ancora andate nel verso giusto: Casella contatta Donadio e gli esprime la sua preoccupazione, in quanto i romeni non si sono ancora fatti vedere e il boss di Eraclea si affretta a sollecitare Ferrillo. Al telefono viene sempre utilizzato un «linguaggio criptico», annotano i finanzieri.
L'ELENCO DI NOMI
Molto più chiare sono le parole pronunciate da Babasiko che, all'inizio di maggio, contatta telefonicamente una serie di persone per sapere cosa intendono votare alle imminenti elezioni, per poi suggerire il nome di Boatto. Uno dei suoi interlocutori, un tale Pino, fornisce al giovane albanese un elenco di nominativi ai quali rivolgersi per catturare voti.
Nei giorni successivi sono numerose le telefonate intercettate tra Donadio, Croitoru e Ferrillo in relazione alla vicenda di Caorle. Il 27 maggio Ferrillo contatta una donna alla quale dice: «vota Giuseppe Boatto». Ma emerge pure che gli amici indicati da Croitoru non si fanno trovare e Donadio lo ammonisce: «Mi stanno facendo fare una brutta figura».
Alcune intercettazioni confermano i movimenti avvenuti il giorno delle elezioni: in una telefonata Donadio si raccomanda con Ferrillo di passare a prendere una persona indicata da Croitoru per accompagnarlo al seggio, in quanto non ha alcun mezzo per recarvisi. Ed è sempre l'utenza di Ferrillo a ricevere, il 5 giugno, la chiamata di un uomo non identificato, il quale gli chiede di avvisare Casella che al seggio sono arrivati cinque carabinieri, circostanza da lui già riferita a Boatto. Più tardi Ferrillo informa Casella di aver litigato con la Finanza: «verosimilmente per la propaganda elettorale in prossimità dei seggi», scrivono i finanzieri».
SVILUPPI
Furono l'altro candidato sindaco, Carlo Miollo, ed alcuni cittadini di Caorle a far intervenire le forze dell'ordine che si trovano davanti ad un seggio lamentando uno strano viavai di auto e chiedendo loro di intervenire, insospettiti dagli accompagnamenti fino a due passi dalla cabina.
Tra gli atti depositati a Venezia vi sono numerosi omissis: con molte probabilità una parte consistente del materiale d'indagine è già stato trasmesso alla Procura antimafia di Trieste, competente ad indagare su eventuali reati commessi a Caorle. A Venezia né il consigliere Boatto, né il sindaco Striuli risultano indagati, e dagli atti depositati, non vi è alcun elemento che dimostri che i due avessero sollecitato la raccolta di voti avviata da Casella, o comunque che ne fossero consapevoli. Dall'annotazione che le Fiamme Gialle hanno trasmesso al pm Terzo lo scorso giugno, emerge però che Ferillo partecipò all'evento organizzato per festeggiare l'elezione di Striuli «per fare una domanda per conto di Claudio». E, il 10 giugno, cinque giorni dopo il voto, il napoletano contattò Casella per relazionargli in merito alla festa e per rassicurarlo di aver parlato con il neo-sindaco: «Tutto a posto».
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci