Boschi devastati, è allarme valanghe

Sabato 1 Dicembre 2018
LA RICOSTRUZIONE
BELLUNO La fase di emergenza è alle spalle. Ma solo sulla carta. Il Veneto, del resto, non è abituato ad essere in ginocchio; quindi, si è già rialzato. Eppure, per considerare davvero archiviati i danni dell'uragano e delle alluvioni di fine ottobre ci vorrà almeno un anno. Meglio, due. Sembra una vita, in realtà è davvero poco se si calcola la quantità di interventi piccoli e grandi che serviranno per ritornare alla normalità. Solo nella provincia di Belluno, si stimano poco meno di 200 milioni di euro per mettere a posto gli argini erosi e le opere idrauliche che si sono sacrificate durante l'apice del maltempo. Ovviamente, senza contare il ripristino delle strade, la pulizia delle briglie, la pulizia dei boschi e tutto il resto. Soprattutto, senza considerare la primissima priorità, quella a cui mettere mano subito: la difesa dal pericolo valanghe.
PERICOLO
Nella fase attuale è proprio la neve il nemico numero uno della post-emergenza. «Perché la geografia della provincia di Belluno, specialmente della parte alta, è completamente cambiata» spiega Nicola Dell'Acqua, direttore dell'Area Tutela e Sviluppo del Territorio della Regione, che ieri assieme all'assessore regionale Gianpaolo Bottacin ha illustrato il bilancio degli interventi ad un mese dal disastro di fine ottobre. E in effetti, la geografia è davvero cambiata: alcuni corsi d'acqua hanno cambiato letto, diverse zone boscose sono completamente nude e versanti coperti dalla vegetazione si presentano spogli. Cosa significa? Che è impossibile capire come si comporteranno certi pendii di fronte ad eventuali grandi nevicate. Ecco perché la macchina post-emergenziale si trova davanti ad un inverno che rischia di essere lungo e difficile.
RAPIDITÀ
«Lo scenario è cambiato - conferma l'assessore Bottacin -. Non esiste una bibliografia che ci aiuti a capire come poterci muovere di fronte a certi versanti che hanno sempre avuto alberi e che oggi si trovano spogli. Siamo pronti ad affrontare eventuali emergenze, ma siamo consapevoli che dovremo agire con rapidità. Abbiamo individuato in Arpav il soggetto ideale per lo studio del rischio valanghe. L'agenzia dovrà studiare le nuove aree in cui sono possibili inneschi di valanghe e slavine, indicando dove è più opportuno realizzare opere di contenimento». In ogni caso, per i prossimi mesi sarà fondamentale la prudenza. «La popolazione si è comportata bene durante l'emergenza: ora dovrà avere le stesse cautele - dice Dell'Acqua - La montagna quest'inverno non sarà una cattiva maestra: sarà una pessima maestra. Proprio per questo dovremo cambiare anche i piani consolidati di sgombero neve dalle strade. E poi dovremo fare attenzione al momento del disgelo, quando la neve può smuovere i massi malfermi».
PRIMI CANTIERI
Prima dell'inverno, intanto, sono già stati conclusi alcuni cantieri di somma urgenza. Altri sono ancora aperti, ma prossimi alla chiusura. Come le operazioni di Veneto Strade sulla viabilità che porta alle località sciistiche dell'Alto Agordino. O come il consolidamento di sponde e argini messo in campo dal Genio Civile, che ha avviato 27 pronti interventi per un importo complessivo di 10 milioni di euro, soprattutto in Agordino, Zoldano, Cadore e Comelico. Sommata ai quasi 14 milioni di euro messi in campo da Veneto Strade per la prima emergenza, e ai 5 milioni di euro utilizzati dai Servizi Forestali per le urgenze dei primi giorni, la cifra assume dimensioni notevoli.
Ma non è niente in confronto a quanto servirà nella fase post-emergenza. Dalle prime stime, esce una cifra di proporzioni gigantesche. E solo per ripristinare la corretta funzionalità delle opere idrauliche. Il Genio Civile di Belluno ha calcolato 114 milioni di euro per interventi su una ventina di corpi idrici. I Servizi forestali stimano altri 50 milioni circa per riparare i danni sulla rete idrografica secondaria. «Ma si tratta solo di incerottamenti - dice il direttore del Genio Civile di Belluno, Roberto Dall'Armi -. Le opere idrauliche hanno funzionato perfettamente durante il maltempo, ma ne escono distrutte. Per cui va ripristinata la loro funzionalità».
Damiano Tormen
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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