AMBIENTE
VENEZIA L'inquinamento atmosferico è un problema complesso e globale,

Sabato 15 Febbraio 2020
AMBIENTE
VENEZIA L'inquinamento atmosferico è un problema complesso e globale, ma in Veneto la tendenza è al miglioramento nel lungo periodo. A dirlo sono i dati misurati dalle 43 centraline della rete Arpav, in calo per le polveri sottili e sottilissime e il biossido di azoto, come già accade da anni per il benzene, il monossido di carbonio e il biossido di zolfo. «Le politiche promosse a livello di bacino padano danno frutto, ma naturalmente resta un importante fenomeno contingente da affrontare, per cui occorre continuare a lavorare in modo da ottenere ulteriori risultati», afferma Luca Marchesi, direttore generale dell'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale.
I NUMERI
È notoriamente e inesorabilmente difficile la situazione orografica del Veneto, stretto com'è fra Alpi e Appennini che sbarrano l'ingresso di aria in tutta la pianura padana. I numeri riferiti da Arpav dicono però che nel 2019 il valore limite annuale di Pm10 (40 microgrammi di inquinante per metro cubo di aria) è stato rispettato in tutti i siti, mentre 29 stazioni su 36 superano ancora la soglia massima giornaliera (pari a 50). Per il Pm2.5, inoltre, 19 centraline su 21 rispettano il valore limite annuale di 25. Il biossido di azoto (NO2) resta sotto il valore limite annuale (fissato a 40) in 40 centraline su 41, mentre nella metà dei punti di campionamento viene rispettato il valore obiettivo per il benzo(a)pirene, pari a 1 nanogrammo per metro cubo. «Il miglioramento è complessivamente innegabile sottolinea Marchesi anche se naturalmente le istituzioni devono continuare ad impegnarsi, pure in vista dell'estate e dell'aumento dell'ozono, nonché già adesso sul fronte degli sforamenti giornalieri di polveri sottili». Infatti l'inizio del 2020, secondo gli esperti a causa della stabilità atmosferica e delle scarse precipitazioni, ha registrato il superamento del limite di Pm10 in gran parte della pianura veneta, tanto che alcuni capoluoghi di provincia alla data del 13 febbraio hanno già oltrepassato il tetto dei 35 giorni (su un totale di 44): si tratta di Treviso (38), Padova e Venezia (37), seguite di un soffio da Rovigo e Vicenza (34) e Verona (30). Tranquilla può dirsi solo Belluno (2).
LE FONTI
Le sorgenti emissive più rilevanti per le polveri sottili sono il riscaldamento (32%), il traffico (24%), l'agricoltura e l'allevamento (20%) e l'industria (9%). Annota al riguardo Arpav: «Il riscaldamento domestico, in particolare l'uso di biomasse, incide significativamente sulla componente primaria del particolato, ossia quella emessa direttamente dalle sorgenti, mentre il traffico e l'agrozootecnia impattano sul particolato secondario, cioè quello che si forma in atmosfera a seguito di reazioni di altre specie chimiche». Diversi sono così gli approcci. «Mentre le industrie sono tenute sotto controllo tramite le autorizzazioni osserva il dg Marchesi le fonti diffuse come il traffico, il riscaldamento e la zootecnia necessitano di politiche ambientali più ampie. Per esempio incentivi al passaggio a forme di mobilità sostenibili come l'elettrico o a comportamenti individuali differenti come la bicicletta. Oppure contributi per la scelta di tecnologie di combustione più efficaci: parlando di legna, anziché il caminetto a fiamma libera, la stufa a 4 stelle con emissioni di circa un decimo».
IL ROBOT
Si può parlare allora di Mal'aria, titolo del rapporto presentato tre settimane fa da Legambiente, secondo cui «il Veneto è una delle regioni più esposte, alla faccia dei miglioramenti su scala globale della qualità dell'aria»? Risponde il direttore generale di Arpav: «L'associazione fa il suo mestiere e sottolinea la necessità di operare per il miglioramento continuo delle politiche ambientali. Questo è un messaggio condivisibile. Ribadisco però che la nostra rete di monitoraggio è gestita con criteri scientifici molto avanzati ed evidenzia un trend positivo di lungo termine, da non confondere con gli episodi acuti, che sono comunque ancora numerosi e importanti. Ecco perché non si può smettere di lavorare». A farlo da qualche mese è anche il robot, ingegnerizzato da un'azienda trevigiana, che prende i filtri delle centraline e pesa le polveri catturate. Prima lo facevano manualmente tre laureati in chimica e fisica, che adesso possono invece dedicarsi alle valutazioni scientifiche sui dati raccolti.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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