Accuse e intrighi, dopo vent'anni di processi c'è l'erede del barone

Martedì 14 Luglio 2020
L'ODISSEA
MOGLIANO «I primi capelli bianchi mi sono venuti a 17 anni, questa vicenda purtroppo non c'entra». Dopo quattro lustri di battaglie legali, accuse, intrighi e illazioni, il Barone Federico Bianchi Duca di Casalanza si lascia andare a una battuta per chiudere definitivamente l'affaire legato all'eredità di un altro barone, Pieradolfo de Kunkler, suo cugino di sesto grado morto nel 2000. «Ho sopportato di tutto e non è stato facile. Ho dovuto portare le mie figlie via da Mogliano per proteggerle. Ma mi sono sempre detto che avrei dovuto combattere fino alla fine per far valere la verità». Già, perché il Barone Bianchi è stato anche accusato di essere stato il mandante di un assassinio. A Mogliano, per anni, non si è parlato d'altro. Additato di aver escogitato il piano perfetto per essere nominato erede universale del patrimonio di Pieradolfo de Kunkler fatto di una villa veneta, un'azienda agricola di 400 ettari, una serie di appartamenti a Padova e a Roma. E denaro. All'epoca miliardi di lire, oggi milioni di euro. Nessuna cifra esatta, ma le stime negli anni dei processi parlavano di una fortuna tra i 100 e i 200. Oggi il Barone Federico Bianchi vive a Vienna, molte delle proprietà sono state vendute. E dopo 20 anni ci ha pensato un tribunale svizzero a dichiararlo, una volta per tutte, unico erede legittimo del cugino.
ACCUSE E CONTROACCUSE
L'acquisto della tenuta di Mogliano da parte del generale austriaco Federico Bianchi risale al 1821. Cento anni più tardi, nel 1921, è nato Pieradolfo, suo diretto discendente, che da quelle terre ha messo in piedi un impero. Rimasto celibe, il barone de Kunkler non ha avuto figli. Ma tanti collaboratori. Ed è proprio da una di questi, e da un amico del barone, che è iniziata l'odissea giudiziaria del Barone Bianchi. Era il 2000. Pieradolfo de Kunkler era malato. Nel suo letto d'ospedale, alla presenza di un notaio e due primari (tra cui uno psichiatra), firmò il testamento: l'erede di tutte le sue fortune sarebbe stato Federico Bianchi. Il 21 aprile di quell'anno, venerdì santo, il cuore del barone de Kunkler smise di battere. Una morte naturale. Su cui però vennero gettate delle ombre. Un esposto anonimo presentato in Procura sosteneva che al momento della firma del testamento Pieradolfo de Kunkler non fosse lucido. Scatta così la prima inchiesta a carico di Federico Bianchi per circonvenzione d'incapace, poi archiviata al termine delle indagini. La telenovela però è appena all'inizio. Nel 2007 la seconda accusa: tentato omicidio. Federico Bianchi si affida all'avvocato Andrea Mirabile, affiancato da un pool di legali. A muovere quelle accuse due persone: l'ex governante di de Kunkler, Egida Tonetto, e un amico del barone, Luciano Tonietti, imprenditore di Casale sul Sile. Due figure chiave nello sviluppo della storia. La prima sosteneva che Federico Bianchi avrebbe fatto pressione su un infermiere per accelerare la morte di de Kunkler, il secondo di essere suo figlio naturale, disconoscendo il padre.
SVOLTA INATTESA
La Procura di Treviso, svolti gli accertamenti del caso, ha archiviato anche la seconda accusa, procedendo d'ufficio per calunnia contro Tonietti e Tonetto e mandandoli a processo. Entrambi, dopo tre gradi di giudizio, sono stati assolti. Alla base il fatto che l'iscrizione del reato per Federico Bianchi non fu tentato omicidio, ma istigazione a commettere un omicidio. Non è quindi configurabile la calunnia per un reato definito come contravvenzione e non come delitto. Ma è durante quel processo che vengono presentate prove secondo cui l'eredità di de Kunkler non spetterebbe al barone Bianchi. In primis la sentenza con cui il tribunale di Zurigo afferma che Tonietti disconosce il padre naturale. Non solo. Spuntano anche due carteggi: il primo è un foglio del 1991 in cui de Kunkler scrive di essere il padre di Tonietti, il secondo un testamento del 1998, redatto in Austria davanti a due testimoni, in cui viene nominato erede di Pieradolfo. A quel punto parte la controffensiva del Barone Bianchi, che promuove causa per l'annullamento della sentenza svizzera. A gennaio di quest'anno, dopo 20 di battaglie legali, il tribunale di San Gallo ha accolto l'istanza annullando la sentenza a favore di Tonietti. E dunque il Barone Federico Bianchi Duca di Casalanza è di fatto, e senza possibilità di revisione, l'unico erede del cugino.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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