Un lungo lavoro di intelligence dopo quelle folli corse a 260 all'ora

Giovedì 8 Settembre 2016
Una squadra di carabinieri del Nucleo investigativo che, coordinata dal pubblico ministero Stefano Ancilotto, ha lavorato per mesi al caso dell'Audi gialla. Giorno dopo giorno, incrociando dati, controllando testimonianze, visionando immagini, ascoltando intercettazioni telefoniche. La sfida lanciata da questi banditi che per giorni, con la "loro" auto appariscente, avevano eluso i controlli delle forze dell'ordine con fughe a volocità folli, è stata vinta così. In quelle due settimane di inseguimenti, nella seconda metà di gennaio, la banda aveva avuto dalla sua proprio la follia di quelle corse a 200 - 260 chilometri all'ora, contro cui le forze di polizia poco potevano per non mettere a rischio l'incolumità loro e degli altri automobilisti. Così i carabinieri hanno giocato sulla distanza, con un'inchiesta accurata che ha ricostruito l'identikit dei tre componenti della banda. Tutti pregiudicati, già coinvolti in altri furti in Italia. Un gruppo di professionisti del settore, abile a sfuggire ai controlli delle forze dell'ordine, spostandosi per l'Europa e tornando in patria all'occorrenza.
In particolare Vasil Rama, l'autista noto per la sua spregiudicatezza al volante, aveva già usato vari alias. In Italia aveva più precedenti e una condanna da scontare per furti e rapine emessa dal Tribunale di Bolzano, ma ci tornava per rubare. In patria se la passava bene. Aveva ristrutturato la villa, si concedeva lunghe vacanze, evidentemente convinto della sua impunità. Non è andata così.
R. Br.

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