Preziosi insegue Moby Dick

Mercoledì 17 Luglio 2019
L'INTERVISTA
MOGLIANO Accompagnato dal live electronics di Paky De Maio, Alessandro Preziosi guida lo spettatore in un viaggio fino agli abissi dell'animo umano, aiutandolo a decifrare il labirinto di avventure, simboli e filosofie che hanno fatto di Moby Dick un mito moderno. Ospite al Tema Cultura Festival con l'unica data in Veneto del recital Moby Dick, Preziosi presenta nella piazzetta del Teatro di Mogliano Veneto un evento speciale in cartellone domani alle 21 (info tel. 346.2201356 - www.temacultura.it).
Scritto nel 1851 e pubblicato in Italia per la prima volta nel 1932 grazie alla stupenda traduzione di Cesare Pavese, il libro di Melville è uno di quei titoli che lascia il segno, un racconto dell'epica e infinita lotta dell'uomo contro i suoi mostri. L'oceano con la sua forza oscura e immensa è il campo di battaglia, mentre la potente balena bianca è l'ancestrale nemico da sconfiggere, simbolo di tutte le paure, le angosce e le ossessioni capaci di abbattere lo spirito.
Alessandro Preziosi dà vita al recital di Moby Dick, penetrando nella storia dell'irriducibile capitano Achab impegnato nella fatale caccia alla balena bianca. L'opera descrive con potenza l'eterno rimpianto e lo struggimento che ciascuno spinge in avanti, sempre altrove. C'è nelle parole di Melville la ricerca di un porto in cui il Male finalmente possa dare una tregua. Perché la balena bianca per molti interpreti del testo è la rappresentazione del Male Assoluto che sembra invincibile, ma alla fine non vince pur non essendo vinta, fa strage dell'intero equipaggio, ma risparmia il vero protagonista ovvero il narratore che possa raccontare la storia della grande battaglia. Il recital mette in luce quello che lo stesso Melville sembrava suggerire, ovvero che sussiste una dimensione di cui Moby Dick è la parte malvagia dell'anima.
Preziosi, perché leggere Moby Dick in pubblico?
«Il recital nasce nell'ambito del Napoli teatro festival. Il tema proposto era l'acqua: subito la mente è corsa al formidabile incipit del viaggio di Ismaele, l'acqua come simbolo specchiante e misterioso dell'eterna ricerca dell'uomo».
Perché l'opera di Melville ha lasciato un segno nella letteratura ma forse anche nella coscienza collettiva?
«Perché ha avuto la capacità di imprimere nell'immaginario contenuti universali attraverso il fascino poetico di un'epopea. La scrittura di Melville è ricchissima ed evocativa questa la grande scoperta che si fa ogni sera con il pubblico».
Farsi travolgere da una sfida è umano o troppo umano?
«È umanissimo se ha a che fare con l'eterna ricerca della vita e al contempo inumano se la sfida diviene ossessione cieca e vendicativa».
Preziosi interprete ama dare voce alla letteratura?
«Da tempo ho intrapreso questo percorso. Mi piace pensare che si crei una sorta di cortocircuito e che anche grazie a questi eventi il pubblico (soprattutto i più giovani) possa riscoprire il gusto della lettura».
Su quali nuovi progetti sta lavorando ora?
«A breve porterò in scena sul Grande Cretto di Alberto Burri a Gibellina Vecchia un testo originale di Massimo Recalcati. È un tema che mi interessa molto, il terremoto e la condizione di precarietà e perdita di fronte la quale ti mettono inevitabilmente eventi così drammatici e che sarà presto oggetto di un documentario che dirigerò dal titolo La legge del terremoto».
Giambattista Marchetto
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