Nazario Sauro, esempio di coerenza

Domenica 21 Agosto 2016 di L'autore: «E importate, soprattutto per i più giovani, ricordare la figura di questo martire»
VENEZIA - Assai stretto è il legame di Venezia con la figura di Nazario Sauro, il patriota nato nel 1880 in Istria allora sotto il dominio austro-ungarico, da lui combattuto sotto la bandiera della Regia Marina italiana nella quale si arruolò.
Per un lungo periodo la famiglia dell'eroico ufficiale visse proprio nella città lagunare, che gli dedicò un campo nel sestiere di Santa Croce, ma soprattutto nel 1947 ne accolse le spoglie, traslate da Pola nel Tempio Votivo al Lido. Nel susseguirsi di celebrazioni dedicate al centenario dell'impiccagione (10 agosto 1916) avvenuta per mano austriaca, merita attenzione il volume «Nazario Sauro. Storia di un marinaio» (La Musa Talia) firmato a quattro mani dal diretto nipote Romano Sauro, ammiraglio di Marina, con il figlio Francesco. Inevitabile in famiglia «respirare» la Storia: «Mia nonna scomparve quando avevo sette anni - ricorda Romano Sauro - e mio padre aveva creato in casa una stanza museo, nella quale pendeva dal soffitto una grande bandiera italiana, ancora con stemma sabaudo, con cui la bara di Nazario Sauro era stata avvolta durante la prima riesumazione nel 1919». Oggi tutto il materiale è stato donato al Museo del Risorgimento al Vittoriano di Roma. Anche Romano Sauro ha intrapreso la carriera militare nella Marina: «Come mio padre, mio zio, mio fratello... che altra chance potevo avere, dico sempre scherzando ai ragazzi che incontro nelle scuole?»
Incontri sempre fruttuosi, presto ripresi grazie ad un tour in barca a vela che toccherà cento porti, nei quali l'autore racconterà «la Grande Guerra combattuta sul mare, alla quale non viene posta la giusta attenzione». Proprio ai giovani, «in un momento in cui i valori sono un pò in crisi ovunque», è dedicato il volume. «Proporre la figura di un martire, di un eroe come Nazario Sauro, come pure di Cesare Battisti o Damiano Chiesa, può sembrare anacronistico in un mondo proiettato all'esterno, verso l'Europa; ritengo invece si tratti di un esempio di grandissima coerenza, di chi per il proprio obiettivo ha sacrificato la vita; questo è il messaggio di speranza e di entusiasmo che intendo trasmettere». Dietro la pubblicazione vi è un lavoro durato anni: «Il valore aggiunto - conclude - ritengo sia l'aver intrecciato la testimonianza familiare all'ufficialità storica, grazie all'accesso a diari e missive scritte alla madre, costretta durante il processo ad un confronto durissimo, o a lettere che mio padre custodiva in una cassaforte, ritenute perdute e invece rinvenute a sorpresa dopo la sua morte».
Riccardo Petito

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