Consoli, sequestrati beni per (soli) 5 milioni Perquisiti tutti gli indagati

Giovedì 4 Agosto 2016 di La cifra trovata dai finanzieri è notevolmente inferiore rispetto a quella ipotizzata dalla magistratura (45 milioni) a garanzia dei risarcimenti
Consoli, sequestrati beni per (soli) 5 milioni Perquisiti tutti gli indagati
Sui beni di Vincenzo Consoli era stato autorizzato un sequestro fino a 45 milioni di euro, in vista di futuri risarcimenti. Ma hanno dovuto accontentarsi di molto meno i finanzieri del Nucleo regionale di Polizia Tributaria di Mestre, che martedì si sono recati a Vicenza nella villa dell'ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, finito ai domiciliari per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza. Da un primo calcolo approssimativo si arriverà al massimo a 5 milioni di euro. La parte più ingente è costituita dalla villa, stimata un milione e 800mila euro. Nessuna auto è risultata intestata a Consoli, anche se diverse macchine, tutte appartenenti a familiari, sono nella sua disponibilità. Il sequestro quindi non è scattato. All'interno della villa i finanzieri hanno inventariato arredamenti di pregio, che dovranno ora essere stimati da una perizia. Idem per numerose opere d'arte. Fino all'ultimo Consoli ha tenuto i suoi soldi in Veneto Banca. Sequestrati due conti correnti oltre a due depositi titoli, per un totale approssimativo di circa 250mila euro. Sono in corso accertamenti, inoltre, su alcuni conti esteri.
Adesso per il banchiere comincia la partita giudiziaria. Aveva già cercato di evitare provvedimenti cautelari facendosi interrogare più di un anno fa. Ma non poteva essere certo di aver dribblato i motivi di un arresto, soprattutto l'inquinamento probatorio, visti i rapporti mantenuti con molti dirigenti di Veneto Banca. E così quando l'altra mattina i finanzieri si sono presentati alla sua porta non si è dimostrato particolarmente stupito. È parso anzi sollevato dal fatto di non dover finire in carcere, come richiesto dal pubblico ministero Stefano Pesci. Il gip ha ritenuto sufficiente la misura degli arresti domiciliari.
Domani Consoli si troverà di fronte proprio il suo accusatore, intenzionato a raggiungere Vicenza dove alle 13, nel palazzo di giustizia, avverrà l'interrogatorio di garanzia, di fronte al giudice Roberto Venditti. Difeso dagli avvocati Franco Coppi e Alessandro Moscatelli, Consoli potrebbe accettare di rispondere alle domande, soprattutto se ci sarà il pm da cui dipendono gli esiti di eventuali future richieste di scarcerazione.
Martedì, in contemporanea con l'arresto di Consoli sono scattate le perquisizioni domiciliari nei confronti degli altri 14 indagati. Una grande mole di computer e documenti sono stati acquisiti dai finanzieri. Le posizioni riguardano innanzitutto gli ex presidenti di Veneto Banca Flavio Trinca (dal 1997 al 2014) e Francesco Favotto (dall'aprile 2014 all'ottobre 2015). Ci sono poi due imprenditori, Pietro D'Aguì, calabrese, e Gianclaudio Giovannone di Torino. Folta la pattuglia di dirigenti e funzionari della banca: Flavio Marcolin, responsabile degli affari legali e societari, Stefano Bertolo, di Montebelluna, responsabile della direzione centrale amministrazione, Mosè Fagiani, bergamasco, responsabile commerciale, Massimo Lembo, di Verona, responsabile della direzione Compliance e Renato Merlo, di Montebelluna, responsabile banche estere e partecipazioni. Infine i componenti del Collegio sindacale: il presidente Diego Xausa di Vicenza, Marco Pezzetta di Udine, Michele Stiz di Treviso, Martino Mazzocato di Montebelluna e il piemontese Roberto D'Imperio.
A Vicenza, dove avverrà l'interrogatorio di Consoli, è in corso l'inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza. Ma ieri il procuratore Antonino Cappelleri ha dichiarato: «Si tratta di inchieste diverse e su fatti diversi. Certo leggeremo gli atti della procura di Roma con molta attenzione e li studieremo. Ma non si può fare un parallelismo». In campo anche l'associazione guidata da Don Torta, il parroco anti-usura, che ha chiesto di invalidare le assemblee che hanno ratificato la trasformazione in società per azioni di Veneto Banca e PopVicenza: «Se le operazioni 'baciate' sono nulle, quegli azionisti non potevano votare in assemblea». Ma è una questione di natura civilistica, che non può influire sull'inchiesta penale.
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