Viabilità
Belluno va in tilt
a ogni incidente
Il pauroso incidente

Lunedì 5 Agosto 2019
Viabilità
Belluno va in tilt
a ogni incidente
Il pauroso incidente verificatosi lungo la Statale 50 la mattina di martedì 23 luglio (per il quale si augura che tutto si risolva per il meglio per le parti coinvolte ciò sotto ogni punto di vista) porta a fare qualche riflessione.
La viabilità del Bellunese è penosa, basta anche un piccolo incidente che il traffico va in tilt con code interminabili in tutte le direzioni. Belluno è l'unico Capoluogo di Provincia a non avere una circonvallazione.
Qualcuno pensa alla Provinciale della Sinistra Piave, ma quando si arriva a Levego dovendo transitare per il centro abitato? O quando dovesse succedere un incidente nel tunnel del Col Cavalier cosa succede? E cosa dire in giorni normali arrivare da Longarone a Belluno a passo di lumaca o fermi come in tutte le assi stradali del circondario con l'emissione di gas di scarico che inquinano?
Non è ora di prendere provvedimenti idonei?
Celeste Balcon
Segreteria Patto Belluno Dolomiti
Belluno
Spopolamento
No a grandi opere
servono servizi
Se la montagna Bellunese, come altre realtà definite marginali si riscontra uno spopolamento inesorabile, sicuramente verrebbe da dire che le cause sono molteplici. Per quanto mi riguarda, io credo che una sola sia principalmente la causa di questo disastro; il non porre attenzione all'ecologia radicale, tema tanto caro a Papa Francesco in Laudato Si, inevitabilmente assisteremo alla scomparsa di interi paesi.
La causa principalmente ricade sui politici che ci hanno governato fin qua, e come pare, non sono tanto di meno anche quelli che governano attualmente la nostra bella Italia. Quotidianamente assistiamo ad annunci sui media che si vuole o è in animo di progettare delle opere a dir poco faraoniche; tutte nell'intento di arrestare il fenomeno dello spopolamento. Se la provincia autonoma di Bolzano sta registrando un aumento delle nascite, se interi borghi continuano a dimostrarci che anche in montagna si può vivere dignitosamente ci sarà un perché? Il perché a mio avviso seppure a grandi linee è subito spiegato. Anche se qualcuno, tanti lo affermano che è solo questione di soldi. Possiamo anche pensare che sia questione di soldi, ma è sopratutto la mentalità di quelle popolazioni che fa la differenza. La differenza si esplicita con delle politiche serie. Se i vari territori vengono presidiati e curati non è solo frutto di avere soldi da investire, ma è il risultato di essere resilienti, di mostrarsi capaci di resistere alle difficoltà che anche loro devono affrontare.
I problemi della montagna bellunese e non possono essere affrontati e risolti solo con la progettazione di costosissime opere. La nostra gente ha bisogno di altro, di cose semplici, ha bisogno che le vengano garantiti i servizi essenziali. La nostra Provincia, come tante realtà italiane, rivendica con forza il diritto di essere riconosciuta alla pari di altri territori e non di essere considerati cittadini di serie B come lo evidenziano i fatti. E va anche ricordato che la Provincia di Belluno non è solo Cortina, ma un insieme di territori, di cui la politica non può dimenticare che esistono.
Adelio De Gol
Contro la caccia
Censimenti-farsa
politica complice
A quanto riportato dalla stampa locale i cervi conteggiati dai cacciatori, nella nostra provincia, sarebbero 10.000! Mi appello all'intelligenza dei cittadini: come fanno a contarli? Visto che i censimenti, cui ho partecipato notando una scarsità di animali sul territorio, si effettuano di notte con semplice illuminazione sui prati, per esempio attraverso i fari delle auto. Capite che non sta in piedi? Che non è possibile se si pensa che questi bellissimi animali sono molto simili, praticamente indistinguibili, soprattutto al buio. Il punto è che più animali i cacciatori, cioè i diretti interessati alla mattanza, dichiarano di aver conteggiato, maggiore è il numero degli abbattimenti che l'ufficio caccia e pesca della Provincia di Belluno concederà loro! I censimenti devono essere affidati ai Carabinieri Forestali come fu tatto nel 2013 a seguito delle numerose proteste seguite alla ventilata strage dei cervi in Cansiglio. E meno male che lo hanno chiamato tavolo verde, quello indetto da cacciatori ed agricoltori, sovente quest'ultimi a loro volta possessori di doppiette, stessa famiglia' quindi, perché sarebbe stato più indicato definirlo tavolo rosso sangue vista la mattanza di femmine e piccoli di cervo decretata dalla provincia di Belluno a partire dal 18 agosto. Possibile che non si comprenda la gravità di questa decisione? Non solo dal punto di vista dei tanto sbandierati esuberi nonostante i nostri boschi siano stati devastati dall'uragano di ottobre, ma anche dal punto di vista della sicurezza dei cittadini e turisti dato il periodo (e qui mi stupisco di chi ha autorizzato!). Come si fa a permettere a individui carichi di impellenza di uccidere, al punto da aver preteso, e ottenuto, l'anticipo di qualche mese della caccia a femmine e piccoli, di circolare armati di fucili con gettate di km in pieno periodo turistico e con una vegetazione ancor florida che andrà inevitabilmente a ridurre la visibilità? Mi aspetto che le strutture turistiche, alberghi, Federalberghi, associazioni sportive, ecc. si facciano sentire e che Prefetto e sindaci (curiosamente, stando a quanto riportato dalla stampa locale, proprio Franco De Bon sindaco di San Vito di Cadore, giustifica ancora una volta le stragi di animali nei nostri boschi), si attivino affinché la sicurezza delle persone e turisti ignari abbia priorità sull'attività meramente ludica della caccia. L'incompatibilità fra attività venatoria e turismo è fuori discussione, la politica deve decidere! «L'anticipo della caccia è stato approvato per 3 anni, poi capiremo se è stato efficace», si legge, ma intanto sparano! Concludo: per lordare le mani di sangue non serve imbracciare un fucile, basta anche una penna con cui autorizzare simili mostruosità. I cuccioli di cervo stanno con la madre e i fratelli fino ai 3 anni di età, questo i cittadini e i turisti lo devono sapere, e indignarsi.
Tamara Panciera
Mel
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