Paragonare il veneto a Bergamo è offensivo: la polemica è legittima ma deve rispettare il dolore

Sabato 19 Dicembre 2020
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Gentilissimo Direttore
Il Veneto è stato classificato in zona gialla grazie ad una serie di parametri presi di comune accordo fra le Regioni e lo Stato. Uno di questi parametri è il numero di posti letto di terapia intensiva, dove il Veneto sembra averne dichiarati 1030. Poiché uno dei problemi più seri che hanno condotto all'attuale situazione, cioè al numero sproporzionato di contagi e di decessi che ricordano la Bergamo di diversi mesi fa, è proprio l'aver voluto mantenere il Veneto in zona gialla, con ciò favorendo il diffondersi del contagio, il sovraccarico degli ospedali e l'aumento di decessi forse evitabili con politiche più aggressive, è possibile sapere se l'avere dichiarato 500 posti di terapia intensiva, anziché 1030, avrebbe classificato il Veneto in zona arancione o rossa? Credo che voi capiate le implicazioni sia politiche che etiche e legali di questo fatto. Credo anche che questo sia il motivo per cui non pubblicherete questa mia, come la precedente di una settimana fa. Auguri all'informazione italiana.


Lino Chiandetti

Caro lettore,
sono bergamasco e conosco molto bene la tragedia vissuta dalla mia terra.

E mi offende che si usino Bergamo e i suoi morti per puro spirito di polemica. A marzo-aprile il virus lì ha colpito con una violenza neppure lontanamente paragonabile a quella che si registra oggi in Veneto. Per favore, la situazione è grave e seria, ma non scherziamo su queste cose: il rapporto tra residenti e decessi della Lombardia per il 2020 è dello 0,24. Quello della provincia di Bergamo ancora più elevato. Quello del Veneto è dello 0,10. Ha un'idea di quanta sofferenza, di quante umane tragedie separino questi due piccoli numeri? La polemica è sempre legittima, ma deve avere almeno nel rispetto del dolore un suo limite. Quanto alle terapie intensive, questa è la situazione.

La prima ondata pandemica, quella di marzo-aprile, aveva fatto emergere in molte regioni italiane una dotazione insufficiente di posti per intubati. Per questa ragione il governo ha chiesto alle Regioni di aumentarle fissando dei parametri in base alla popolazione. Il Veneto, che era già una delle regioni con il maggior numero di posti in terapia intensiva, lo ha fatto. Altre no. Nel 2019 c'erano 559 posti letto per intubati in Veneto, oggi sono poco più di mille. Di questi una quota, circa 180, non è immediatamente operativa ma può essere messa in attività nel giro di 24-36 ore. Questa è la realtà dei numeri e dei fatti. In altre parole: il Veneto non ha dichiarato di avere 1000 posti di terapia intensiva. Il Veneto, se ci fosse la catastrofica necessità di curare 1000 malati in terapia intensiva, sarebbe in grado di farlo. Non se li è inventati per avere un colore diverso. Dopodiché è evidente che la gestione della seconda fase della pandemia in Veneto è stata certamente meno efficace di quella della prima fase. Le ragioni di ciò sono da capire e da indagare. E la situazione va affrontata per la sua gravità. Ma non si possono trasformare in verità le proprie impressioni, convinzioni e convenienze. E pretendere anche di impartire lezioni di informazione.

Ultimo aggiornamento: 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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