Prescrizione
Il topolino
del compromesso
In materia di giurisprudenza non

Domenica 16 Febbraio 2020
Prescrizione
Il topolino
del compromesso
In materia di giurisprudenza non si fa altro che parlare di prescrizione che dovrebbe far parte di una nuova revisione dei codici penali e civili. Ciò premesso si cercano i soliti accordi di compromesso che alla fine partoriscono il classico topolino. Nella patria del diritto qual è l'Italia con una schiera di costituzionalisti è possibile che un problema del genere non venga risolto comunque in un quadro generale che regoli l'intera fase del processo assicurando al cittadino il proprio diritto ad essere giudicato in tempi ragionevoli in caso di accusa ?. A mio avviso la prescrizione andrebbe collocata in una riforma totale del processo che tocchi tutti i partecipanti facenti parte del mondo della giustizia ( organici scarsi dei magistrati e funzionari amministrativi, tempi e ricorsi che si protraggono nel tempo per cui due giudizi forse basterebbero, strutture, sedi, carceri obsolete ed altro). Ridurre tutto all' applicazione o meno della prescrizione mi sembra un aspetto riduttivo del problema: è necessaria una riforma completa che abbracci questi ed altri aspetti per cui potrebbe essere necessario costituire una commissione di esperti del ramo e dar loro il tempo necessario per procedere ad una vera rivoluzione di tutto il Codice Penale e Civile.
Giuliano R.
Futuro del Veneto
Il rischio
degli ospiti
Su queste pagine il Consigliere regionale Antonio Guadagnini ha auspicato una palingenesi politica e sociale del Veneto ispirata ai principi liberal-democratici della tradizione anti-statalista anglosassone dove occorrerebbe superare la vetusta e nociva idea di Sovranità come dominio del pubblico sul privato. Con l'ovvio rispetto per questo auspicio, devo tuttavia sostenere, con il conforto della storia, che il Veneto ed i veneti respirano da sempre (oggi un po' faticosamente) e anelerebbero probabilmente ancora a respirare un'altra aria; quella prodotta dall'eredità lasciata loro dalla Serenissima Repubblica dove non solo l'interesse pubblico prevaleva, e di gran lunga, su quello privato ma dove anche lo Stato stesso, pur regolamentando e dirigendo, veniva a sua volta, in qualche misura, limitato dal principio autonomista. Questo sentimento antico di autonomia riguarda tanto il costume quanto la politica e ci giunge, infatti, fino ad oggi direttamente dalla Serenissima: mille anni di libertà e democrazia ovviamente considerate in rapporto al mondo coevo circostante sono tuttora un miracolo della storia e della nostra storia nello specifico. Dalla Venetia lagunare prima e dalla Repubblica di San Marco in seguito, non può e non potrà, quindi, che venirci, via via, questo senso robusto dell'autonomia ben innestata e calibrata nel sistema pubblico collettivo. Principi valoriali che più della memoria storica e del mito si nutriranno, quasi naturalmente, ancora di quel secolare Arsenale veneto (ieri cuore stesso dello Stato e oggi dell'intero sistema socio-istituzionale regionale), che nonostante le cicliche crisi, è ancora fatto da centinaia di migliaia d'imprese, di lavoratori e laboratori, di lavori diffusi, di un'economia fortemente policentrica. Un'autonomia politica per governare e soprattutto per governarsi meglio che aspetta ormai dallo Stato centrale quel suo tempo promesso che milioni di veneti sanno consapevolmente né perduto né da reinventare. Lo scrittore vicentino Guido Piovene temeva una civiltà veneta consegnata a ospiti occasionali, senza storia su un fondale storico. Questo è oggi il rischio cui noi veneti dobbiamo sfuggire. Non per nostalgie passatiste ma per legittima autodifesa identitaria.
Massimo Tomasutti
Inps
Chiedo la pensione
dopo 41 anni
Sono nato il 10/05/1962. Sono un lavoratore precoce, avendo iniziato a versare i contributi nel lontano 1977. Ho cominciato così presto non perché ho voluto, ma perché ho dovuto aiutare mia madre nella sua impresa commerciale. Durante questi anni e fino ad oggi ho avuto la fortuna di lavorare sempre, quindi alla data odierna ho maturato ben 41 anni e 6 mesi di contributi. Da due anni mi ritrovo con la madre invalida al 100% e titolare di legge 104/92 grave che necessita di aiuto che darei in maniera ancora più continuativa se fossi in pensione e quindi se l'Inps rispondesse alla mia domanda di certificazione precoci presentata in data 06/08/2019. Preciso inoltre che non sono qui ad elemosinare niente, ma solo ad esprimere il disagio di un onesto cittadino che si vede ignorato dalle istituzioni che dovrebbero tutelarlo.
Fabio Vendramin
Coronavirus
Serve coerenza
con i viaggiatori
Al di là di voler fare inutili allarmismi vorrei fare alcune considerazioni sul coronavirus. Ritengo la decisione del governo di lasciare alle famiglie dei ragazzi cinesi rientrati in Italia in un tempo inferiore ai 14 giorni di decidere se riprendere la scuola, a dir pico discutibile. Se infatti gli italiani rientrati dalla Cina con un volo di Stato sono stati messi in quarantena per 14 giorni, altrettanto mi aspetterei dovesse essere fatto per i cinesi rientrati in Italia in un periodo inferiore ai 14 gg previsto come periodo di quarantena. Secondo: la valutazione della mortalità del virus intorno al 2 per cento è a mio avviso sottostimata. La mortalità è in funzione del numero di contagiati e del tempo del contagio. Se attualmente i contagiati sono circa 50000 i morti 1000 e i guariti 3000 i pazienti ancora in osservazione sono 46000, solo quando tutti questi pazienti saranno guariti o morti si potrà fare una stima della percentuale di mortalità del virus.
Ermanno Moro
Benigni
Il Cantico
e Qoelet
Mi dispiace molto deludere il lettore sconcertato dal silenzio della Chiesa sul monologo sanremese di Benigni, ma il silenzio sarebbe stato preferibile a ciò che è successo in realtà: purtroppo il cardinal Ravasi si è lasciato scappare un tweet in cui citava Benigni che lo citava tra le fonti da lui consultate per la sua memorabile performance. La Chiesa sta senza dubbio attraversando una fase di grande fermento. Per adeguarsi ad uno degli aggettivi-ritornelli più in voga tra quelli ossessivamente ripetuti dagli esponenti del loro nuovo fronte politico di riferimento, i vertici hanno forse deciso che «cattolico» debba significare soprattutto «inclusivo». Tutto va bene, paradossalmente, purché si superi ogni indifferenza. O purché si dica solo «ponti» e mai «muri». O purché se ne parli. C'è un tempo per ogni cosa, perfino sotto il sole dell'esegesi biblica. Nei secoli passati si riservò la damnatio memoriae al genio di Origene, che pure diede un contributo fondamentale all'immensa fortuna del Cantico. Oggi si insegue il genio di Benigni, che può dire quello che vuole e attualizzare come meglio crede.
Alessandro Pivato
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