«Non si giudica il servizio sanitario da un codice errato»

Sabato 15 Febbraio 2020
Gentile direttore,
ore 9 di venerdì 31 gennaio, mia moglie è al pronto soccorso dell'Angelo per una sospetta frattura a polso e schiena con codice bianco. Ore 13: gli esami radiologici (rx, tac) confermano la doppia frattura al polso e una microfrattura a una vertebra lombare. Ore 17,30: le viene applicato il gesso al polso. Ore 18,30: dimissioni con pagamento di ticket di 102 euro. Alla mia perplessità di fronte a tale ingiustificata richiesta, il medico di turno mi fa presente che per problemi organizzativi non è possibile cambiare l'assegnazione di gravità, una volta assegnata. Al di là della gentilezza e della professionalità dimostrata dal personale medico che ringrazio, non riesco a capire perché si debba pagare un tipo di assistenza che, in questo caso, può essere erogata solo dal Pronto Soccorso (forse un medico di base avrebbe potuto eseguire una tac e ingessare?). Posso capire il pagamento del ticket quando la presunta urgenza non è confermata dopo la visita, ma sostenere le spese di una prestazione che deve essere fornita in ospedale, fa capire che la sanità è uno dei servizi che sta virando verso una gestione privatistica sempre più spinta. Riassumendo: nove ore di attesa, gesso al braccio, 102 euro di ticket, 30 euro di farmaci. Infine, prenotando gli appuntamenti per i controlli previsti, mi sono visto addebitare i seguenti ulteriori ticket: 40 euro per la visita neurologica, 40 euro per la radiografia, 40 euro per la rimozione del gesso. Ultimo cruccio: non so chi ringraziare per questo servizio di eccellenza sanitaria veneta, Zaia, Dal Ben o entrambi?
Michele Missaglia

Solo in malafede si può criticare il Servizio sanitario a partire da un codice attribuito non correttamente. Leggendo la sua lettera ho inizialmente immaginato che lei volesse ringraziare per l'assistenza ricevuta dal Pronto Soccorso e, più in generale, dal Servizio sanitario regionale. L'elenco degli esami effettuati sulla signora, la corretta individuazione di un problema non evidente, l'iter di cura successivo - durante il suo accesso la sua Signora ha avuto visita ortopedica, raggi, TAC, consulenza chirurgica, ingessatura... - e anche le parole spese per ringraziare il personale sanitario mi facevano immaginare che la sua lettera si sarebbe conclusa con un grazie. Solo procedendo nella lettura mi sono reso conto che il suo ragionamento inseguiva una polemica sterile quanto gratuita. Lei in sostanza contesta un semplice errore, l'applicazione di un ticket indebito, del Medico di Continuità Assistenziale; un errore tecnico, non certo una scelta organizzativa; un errore amministrativo che avrebbe potuto sanare semplicemente scrivendo una email e chiedendo un rimborso. Davvero ritiene, partendo da un errore tecnico, di poter contestare la mole di lavoro e l'ingentissima offerta di salute messa in campo dal Servizio sanitario regionale? Né il Presidente Zaia, né il Direttore Dal Ben, né il Servizio sanitario regionale attribuiscono i codici in Pronto Soccorso; è una valutazione che sta in capo ai sanitari, una valutazione che può essere a volte non corretta - all'Ospedale di Mestre questa valutazione viene fatta per quasi centomila utenti anno - e a questo si rimedia ogni volta che la richiesta di rimborso è motivata. Non è certo a partire da un codice attribuito in modo non corretto che lei può valutare l'efficacia del Servizio sanitario pubblico, e concludere con assurdi paragoni tra questo servizio pubblico e quello offerto dal privato, insinuando la volontà di favorire la privatizzazione del sistema. La sua è una dei sessanta milioni di prestazioni che ogni anno il Servizio sanitario regionale eroga ai cittadini; e ricordi che su questi sessanta milioni di prestazioni la Regione Veneto applica i soli ticket previsti dalla legislazione nazionale - introdotti quindi dal Governo centrale - unica Regione a non aggiungerne altri per sé stessa. Solo una lettura sconcertante e infondata può, a partire da un errore tecnico, parlare di un sistema che starebbe virando verso una gestione privatistica: le auguro in futuro di vedere con maggior chiarezza, oggettività e onestà intellettuale da chi viene garantita, quotidianamente e con dedizione, la risposta alle sempre più ingenti richieste di salute della popolazione veneta.
Giuseppe Dal Ben
Direttore Generale dell'Ulss 3 Serenissima
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