L'appello
Rovigo dica no
ai circhi con animali
Mi ero ripromesso, avendo

Lunedì 24 Febbraio 2020
L'appello
Rovigo dica no
ai circhi con animali
Mi ero ripromesso, avendo lasciato Rovigo da più di tre anni, di disinteressarmi delle vicende locali. Però ci sono due cose che ho collegato:
la prima è l'arrivo in questi giorni in città di un circo che utilizza molto gli animali;
la seconda è che, Dio solo sa come, finalmente la minoranza sana dei rodigini pare aver espresso un sindaco impegnato a sistemare tutto ciò che le precedenti amministrazioni hanno trascurato e a riportare nella giusta importanza il rispetto per l'ambiente (l'introduzione di un concetto di sicuro astruso alla maggior parte dei rodigini come bosco urbano nei dibattiti politici locali, mi fece tempo addietro schizzare la pressione oltre ogni ragionevole livello di guardia, anziché procurarsi comparsate in tv.
Mi piacerebbe perciò che il sindaco Gaffeo promuovesse un'ordinanza per vietare in futuro la presenza in città dei circhi che ancora impiegano gli animali, in linea con decisioni analoghe prese per fortuna e sempre più spesso da altre amministrazioni comunali negli ultimi tempi.
Non solo sarebbe un ulteriore passo verso il recupero di un migliore rapporto tra esseri umani e natura, ma trattandosi di una decisione presa nel capoluogo, potrebbe indurre anche altre amministrazioni a imitarla.
Alberto Rizzi
Sanità
L'Ulss 5 conferma
i tagli al personale
Sono soddisfatto della conferma che la direzione generale dell'Ulss 5 ha fatto nei confronti di quanto da me, a nome di Rifondazione comunista polesana, pubblicamente evidenziato. La pianta organica deliberata da Compostella il 12 febbraio è chiaramente inferiore a quella da lui stesso fissata pochi anni fa. È confermato che nel 2020  la dotazione organica dell'Ulss polesana sarà di 3.158 dipendenti, mentre al 31 dicembre 2016, i dipendenti equivalenti previsti per Ulss 18 e 19 erano complessivamente 3.276. 
A partire dal 2020, ci sarà una pianta organica con ben 118 unità  in meno, con  un calo pari al 3,6 per cento.
Non è stata contestata, tra le tante differenze negative, neanche quella relativa al personale medico che passa dai 500 del 31 dicembre 2016 ai 470 di oggi. Non una differenza lieve, bensì una differenza del 6,4 per cento (quasi il doppio della media negativa per il personale mancante). Dottor Compostella, questa non è una organizzazione più snella, semplicemente ci sono molti meno medici in pianta organica.
I medici sono anche loro tra il personale per gran parte già costretto a lavorare in questi ultimi anni, in condizioni molto difficili. E per questa scarsità di personale anche molti tra i pazienti e le loro famiglie avrebbero qualcosa da ridire. Per esempio, quanti soldi hanno speso le famiglie per assistenza privata erogata ai propri cari ricoverati in ospedale pubblico, che forse dovrebbe garantire l'Ulss 5? Di notte soprattutto? Avete fatto una indagine? O semplicemente ho informazioni sbagliate e questo fenomeno non esiste? E per tornare alla carenza di medici, questa non è cosa recente che la Lega può addebitare a Roma. Questo perché nella capitale d'Italia ci sono stati molti governi con pesante presenza leghista. Governi che evidentemente non hanno fatto granché per risolvere il problema della carenza di medici.
A conferma di ciò, vediamo una dichiarazione addirittura del 2010, rilasciata da Fabio Osti, allora segretario provinciale della Funzione pubblica della Uil. Prendendo spunto dalla Legge Brunetta sul pubblico impiego, quando sottosegretario al ministero della Salute era la leghista veronese Francesca Martini, dichiarò: «In Veneto mancano 1.000 medici e 2.000 infermieri e non perché sul mercato del lavoro non siano presenti le professionalità, ma perché la Regione non fa nulla per cercare di coprire le carenze. Manca la copertura per poter far funzionare i servizi, manca la volontà».
Domande finali al dottor Compostella: invece di assumere più personale negli ospedali pubblici, per far funzionare al meglio ambulatori e reparti, si è scelto invece di tagliare prestazioni e posti letto pubblici, con conseguente giustificazione per diminuire il personale in pianta organica?
E se la scelta di aver meno personale e di poter pagare meno stipendi, ha prodotto risparmi, tali risparmi non sono finiti per gran parte in tasche private, sia di soggetti individuali o economici esterni che lavorano negli ospedali pubblici, sia per poter pagare i proprietari di cliniche e centri medici privati per le prestazioni così generosamente date loro in convenzione?
Grazie per le eventuali risposte.
Guglielmo Brusco
Rifondazione comunista
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