IL PERSONAGGIO
Nasceva cent'anni fa Livia Bianchi, la melarese più nota

Martedì 24 Settembre 2019
IL PERSONAGGIO Nasceva cent'anni fa Livia Bianchi, la melarese più nota
IL PERSONAGGIO
Nasceva cent'anni fa Livia Bianchi, la melarese più nota a livello nazionale. Bianchi fu l'unica polesana, tra le 19 donne della Resistenza insignite del riconoscimento, ad aver ricevuto la medaglia d'oro al valor militare. Attiva già dall'8 settembre 1943, diventò combattente sulle montagne in provincia di Como, dove morì nel corso di un rastrellamento, nel gennaio 1945.
Livia era nata a Melara nel luglio 1919, da poveri braccianti. Sedicenne, si era sposata con Bruno Bizzarri, di Revere. Questi era privo di mezzi in quanto prigioniero di guerra, così Livia (con un figlio piccolo) raggiunse i genitori, emigrati a Vercelli. Conobbe gli ambienti partigiani e si legò alla Brigata Ricci. Partecipò a molte operazioni e le vennero riconosciute due campagne di guerra.
TOMBA DA SISTEMARE
Livia faceva da postina per i partigiani e, ad esempio, per provvedere al vitto dei compagni, era solita travestirsi, con rischio della vita, da mendicante, elemosinando cibo e bevande. Fino al giorno decisivo: Livia, con un gruppo di partigiani, aveva trovato rifugiò in una casa a Cima di Porlezza, sul lago di Lugano. La zona fu circondata dai fascisti e i partigiani, esaurite le munizioni, dovettero arrendersi. I prigionieri furono condotti verso un muro del cimitero locale, pronti per la fucilazione. Il comandante dei repubblichini si rese conto che nel gruppo c'era Livia e le offrì, in quanto donna, la possibilità di sottrarsi alla morte. Lei rifiutò, per seguire i compagni di lotta.
Un cronista dell'epoca scrisse, su Livia: «Non una lacrima uscì dai suoi occhi, dai quali traspirava una certezza, una consapevolezza ed un grande coraggio, mentre fissava con fierezza i volti dei suoi carnefici».
Il nome di Livia Bianchi compare nella galleria degli eroi dell'Istituto del Nastro Azzurro, accanto a Giuseppe Garibaldi e Cesare Battisti. Le spoglie della partigiana riposano nel cimitero di Melara e la sua lapide necessiterebbe di maggiori cure, in primis restaurando l'iscrizione (ormai illeggibile). Il comune altopolesano le ha dedicato una via, così come il comune di Revere.
SCUOLE E VIE INTITOLATE
A Porlezza portano sono intitolate a Livia una scuola e una piazza. Eppure, sono in pochi, oggi, o in Polesine, a ricordarsi di lei. Tra di loro, qualche anno fa, Giovanna Pineda (assessore alle pari opportunità a Rovigo) con una ricerca storica: fu lei a sottolineare come il nome di Livia (insieme a quello di tante altre donne della Resistenza) sia stato modo nascosto, nei decenni. In una società di stampo patriarcale, una donna partigiana può essere i vista come figura scomoda, che rovina i valori sacri della famiglia tradizionale (donna come moglie e madre) e accusata di essersi unita ai partigiani per motivi esclusivamente carnali. Una lettura storica di stampo misogino, da scardinare.
Eppure, proprio nello stesso 1945 in cui morì Livia, il Regno d'Italia istituì il suffragio femminile: le donne votarono alle amministrative e, dal 1946, su scala nazionale. Una conquista cui contribuirono anche personaggi come Livia. Motivo in più, oggi, per non dimenticarla.
Marcello Bardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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