Il cacciatore delle stelle

Venerdì 29 Gennaio 2021
Il cacciatore delle stelle
SCIENZA
«Godiamoci la momentanea armonia celeste, questi harmonices mundi del nostro sistema solare, come pensava Keplero; prendiamo atto che la varietà dei mondi che osserviamo supera la fantasia di molti racconti di fantascienza, e ci costringerà a riscrivere pagine importanti sulla comprensione dell'Universo. È il motivo per cui abbiamo costruito telescopi che stanno ripagandoci delle nostre fatiche». A parlare è Roberto Ragazzoni, astronomo rodigino, direttore dell'Osservatorio astronomico di Padova, che annuncia interessanti novità dallo spazio. Dopo poco più di 400 giorni dal lancio di Cheops nello spazio, infatti, il piccolo telescopio a bordo, costruito con occhi italiani, ideato e disegnato dal gruppo che dirige Ragazzoni all'Osservatorio di Padova, ha già regalato le prime sorprese.
NELLO SPAZIO
«Il telescopio ha funzionato benissimo sin da subito e ha iniziato a sfornare dati in continuazione, interrotto solo per poche ore per evitare un detrito spaziale», racconta entusiasta Ragazzoni. E i risultati non tardano a materializzarsi. L'ultimo di qualche giorno fa potrebbe rappresentare un punto di svolta nella comprensione di come si formano i pianeti. «Sapevamo che nel nostro sistema solare ci sono i pianeti rocciosi come il nostro, Mercurio, Venere e Marte, vicini al Sole, e poi quelli gassosi come Giove, Saturno, Urano e Nettuno, più distanti. Non è certo per combinazione astrale spiega l'astronomo -. Pensiamo che i pianeti gassosi non possano formarsi se sono troppo vicini alla loro stella. Un po' come la neve non può formarsi al di sotto di una certa quota per cui, nelle fotografie di molte montagne, si può identificare la così detta linea della neve. Nel nostro sistema solare si trova proprio tra Marte e Giove». Un quarto di secolo fa, cominciano a scoprirsi tanti pianeti che disobbediscono alla regola, alcuni anche più grandi di Giove, vicino alla loro stella.
COME GALILEO
«Sono chiamati Giovi caldi e rappresentavano una novità dice Ragazzoni -: subito si è pensato alla così detta migrazione, ovvero per salvare capra e cavoli, si è affermato che questi pianeti si formano lontani dalla stella, ma poi per qualche cambio di orbita si ritrovano vicini, talvolta vicinissimi, alla loro stella madre». Ma l'ultima scoperta di Cheops sembra mandare tutto a carte e quarantotto. Ragazzoni svela come «una delicata quanto fragile armonia di sei pianeti sembra ruotare ritmicamente attorno alla loro Stella in un modo che basta un nonnulla per rovinare la coreografia. Nel mentre l'ultimo pianeta compie tre rotazioni attorno al suo Sole altri quattro ne compiono esattamente 4, 6, 9 e 18, in modo che ritmicamente si ritrovino esattamente nelle loro posizioni iniziali racconta -. Una situazione che sappiamo essere abbastanza instabile da credere che il sistema sia relativamente giovane, lo vediamo così come si è formato. E, sorpresa, in un sistema dove non si possa invocare quindi alcuna migrazione, troviamo pianeti rocciosi in mezzo a pianeti gassosi, facendosi un baffo della cosiddetta linea della neve».
Elisabetta Zanchetta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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