Governo in crisi
In attesa
del ricambio
Le elezioni del marzo 2018, hanno

Mercoledì 19 Febbraio 2020
Governo in crisi
In attesa
del ricambio
Le elezioni del marzo 2018, hanno sancito che un terzo dei votanti, voleva un ricambio della classe politica; successivamente, è stato varato un Governo 5s-Lega, che ha dato un esito economico negativo. Ora, i 5S governano col Pd e la sinistra e l'esito economico è altrettanto negativo e non si vedono spiragli di miglioramento, in quanto i 5s hanno dimostrato di essere mediamente impreparati e di perseguire scopi ideologici che non corrispondono agli interessi della comunità e bene ha fatto il Presidente Mattarella a far sapere che con questo Parlamento non si cercheranno altre maggioranze. Voglio sperare che non sia consentito ai cosiddetti responsabili di tenere in piedi il governo, ricercando magari un rimpasto per distribuire nuove poltrone, perché il debito pubblico si sta avvicinando ai 2500 miliardi e sono necessarie decisioni drastiche - apertura cantieri semplificando le leggi ed altro, che con i 5S non sono possibili.
Gino De Carli
Economia /1
Le due strade
da percorrere
Sotto il permanente ricatto di un debito pubblico fuori controllo, restano solo due scelte per mettere in moto la sofferente economia del paese. Una è quella di detassare i beni immobili per ridare vigore all'edilizia, comparto trainante di parecchi settori complementari importanti. L'altra la riduzione della pressione fiscale per chi produce. Pretendere di rianimare il sistema produttivo con altri balzelli oltre il prelievo fiscale del 65% corrente, è un'idea che può germogliare solo in cervelli sprovveduti. Eppure i danni causati dall'eccessiva fiscalità trovano testimonianze ovunque: con centinaia di migliaia di saracinesche abbassate nelle città, altrettante attività artigiane scomparse e innumerevoli opifici falliti o chiusi per cessata attività. Inoltre i più prestigiosi marchi ceduti in tempo allo straniero prima di fare la stessa fine. Con un quadro simile pensare di uscire da questo disastro con provvedimenti di sussidio generalizzato, non solo non produrrà sollievo all'economia, ma ne aggraverà conseguentemente il decorso.
Renzo Nalon
Economia /2
Io non mi
sento sereno
Io sento opinione molto diffusa che il Governo in carica fa schifo dal punto di vista operativo. L'irresponsabilità comportamentale individuale della permanenza nei dicasteri pur non all'altezza è diventata visibile, il tutto profuso come senso di responsabilità verso il Paese. Tutto questo dovrebbe essere visibile oltre che da Mattarella anche dai cittadini votanti loro sostenitori, qua non si tratta di tifoseria sportiva ma di vita reale. Mi chiedo come cittadino se ci debba venire la gastrite o i calcoli al fegato nel sopportare tali indecenze o come comincio a sentire in giro bisogna andare in piazza? Centocinquanta crisi aziendali in atto, stagnazione dell'economia, disoccupazione giovanile, salari e pensioni ferme e non in linea al reale costo vita, non si sente più parlare dei problemi economici che sono coperti dalle notizie sul corona virus e dal brutto teatrino per il via libera a processare Salvini. L'immigrazione fuori controllo con costi per milioni di euro tolti ad altre vitali priorità Nazionali e il debito Pubblico in salita. Non mi spiego la stagnazione dello spread, mai così basso nonostante stiamo in recessione e con situazione politica ben più grave di quella che portò all'insediamento salvatorio del governo Monti. Io non sto sereno, spero sia un segnale verso le elezioni la promessa di 107 milioni di euro alla Sicilia per la bonifica Amianto contro i 10 milioni destinati al Veneto (Una volta lo chiamavano voto di scambio), purtroppo abbiamo perso la Sovranità Monetaria poi quella Territoriale con gli sbarchi e ora noi cittadini quella Democratica del voto.
Giuseppe Ave
Torre di Mosto (Ve)
Economia /3
Alla politica il debito
non interssa
Di debito si può morire, ma alla politica non interessa, fanno il nulla, cercano solo consensi. Il debito pubblico: dal 1941 al 1970, nonostante guerra e ricostruzione italica, resta basso ed invariato, mediamente attorno al 30% del PIL. Poi inizia a crescere, la politica si è spostata a sinistra e nell'80 siamo al 54% del PIL. 1981: il Tesoro divorzia da Banca d'Italia (che fino ad allora garantiva equilibrio nelle coperture statali) ed il debito esplode: nel 1993 siamo al 117% del PIL: la politica ha costruito il dissesto italiano, anche futuro. I costi del debito: a valori equivalenti, 9 miliardi d'interessi spesi nel 1980, quadruplicati nel 1986 a 41 miliardi, decuplicati nel 1993 a 105 miliardi, 115 miliardi nel 1996, livello annuo storico massimo. Cresce il debito, ma si abbassano molto i tassi grazie all'entrata in Europa e nell'euro, l'onere diminuisce e dal 2003 ad oggi é in media sui 60-70 miliardi annui, salve eccezioni per crisi internazionale od italiana del 2011. Pare incredibile: gli italiani hanno pagato quasi 4.000 miliardi dall'80 ad oggi! Un laccio mortale che ha soffocato lo sviluppo del paese. E senza Europa, con i tassi precedenti, ne avremmo pagato 6-7.000! I politici capiscono nulla e continuano ad alimentare spesa pubblica improduttiva, inefficienze e burocrazie. Spendono: dagli ottanta Euro di Renzi (ora diventati 100), al reddito di cittadinanza, a quota 100, ecc., spendono facendo debiti non rimborsabili! Oggi tutti parlano di ridurre le tasse (per avere voti), nessuno dice dove tagliare (per non perderli, i voti). E quindi avanti con il debito e con interessi da pagare, tanto c'è un ex ministro che dello spread, cioè dei costi, se ne frega e per il quale l'Europa (che ci ha salvato con i tassi bassi) non serve! Non si può continuare ad aumentare il debito dicendo che si farà crescere il PIL: perché siamo incapaci di crescita con le ns. politiche di spesa antieconomiche, ultimi in Europa; perché è dimostrato che non ci può essere crescita continua del PIL; perché la crescita del debito è matematica, quella del PIL è del tutto aleatoria, anche per eventi non controllabili dall'Italia, dal crollo delle torri gemelle, al fallimento di Lehman, a crisi mondiale, guerre mediorientali o nordafricane od il coronavirus oggi e domani di sicuro qualcos'altro.
Piero Zanettin
Padova
L'epidemia cinese
Un virus ferma
il neolibersimo
Ascoltavo ieri la radio, mentre viaggiavo in auto. Tra le tante una notizia. La Fiat (ora FCA) ha fermato la catena di montaggio della nuova 500L (non ricordo in quale paese la sta costruendo), perché mancano alcuni pezzi che arrivavano dalla Cina. Ricordo, alcuni anni fa, la nostra preoccupazione per cosa sarebbe accaduto quando la Cina avesse aperto le sue frontiere (allora chiuse) e avesse portato al benessere la più numerosa popolazione del mondo. Il mondo occidentale, negli ultimi anni, si è visto sempre più incapace di frenare la globalizzazione distorta voluta dal neoliberismo, che ha prodotto le peggiori disuguaglianze. La esternalizzazione delle produzioni industriali, aveva l'unico scopo di arricchire ancor più i già ricchi ed impoverire la classe media, privilegiando la quantità a scapito della qualità della produzione. A scombussolare questo folle programma, che eravamo incapaci di arrestare, ci ha pensato un piccolo, microscopico virus, che è riuscito a mettere in crisi questa politica neoliberista ormai senza alcun freno. Resta solo da aspettare la fine di questa nefasta epidemia, per renderci conto di chi dovrà pagare questo enorme guaio prodotto da una classe dirigente cieca ed ingorda.
Ing. Lorenzo Filippi
Padova
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