Esuli
Discriminati
dalla burocrazia
Sono nato nel 1945 in Istria e residente

Sabato 17 Ottobre 2020
Esuli
Discriminati
dalla burocrazia
Sono nato nel 1945 in Istria e residente in Veneto sin da bambino, ma ancora una volta mi sento un Italiano discriminato dalla Pubblica amministrazione Recatomi alle Poste per ottenere lo SPID, non sono riuscito nell'intento perché il sistema rileva una discordanza tra Codice Fiscale (lo stesso attribuitomi sin dall'origine) ed il Comune di nascita. Dopo oltre 70 anni mi ritengo un esule in patria, nonostante cittadino italiano da sempre, con servizio militare svolto nei Lagunari ed ora pensionato, dopo oltre 45 anni di contributi lavorativi nel comparto assicurativo. Da sempre con la P.A. ho avuto difficoltà tra Comune e Stato di nascita, risultante prima Jugoslavia, poi Slovenia, nonostante la Legge n. 54 del 15 febbraio 1989, che nessuno conosce. Prima della digitalizzazione era possibile ottenere la correzione, ma ora l'operatore nulla può fare. Capisco che quelli come me sono in via di estinzione, ma mi addolora che per i vari programmatori e governanti non esistiamo. A tutti i Governi degli ultimi anni e maggiormente all'attuale, nulla importa o nulla sanno di coloro come il sottoscritto, siamo quelli fuggiti dal Paradiso comunista di Tito. Contemporaneamente sono molto attenti a non creare difficoltà a chi oggi sbarca clandestinamente.
Marcello Vesnaver
Enciclica
Bisogna essere in due
per la fratellanza
Due parole sull'ultima enciclica di Papa Francesco, basata principalmente sulla fratellanza; comprendendo lo spirito evangelico del pontefice, risulta assai difficile una fratellanza con certe religioni. I musulmani in genere, non riconoscono nessuna altra religione all'infuori della loro, per imporre, per fortuna non tutti, spesso la perseguono con tutti i mezzi, a volte ahinoi anche con estrema violenza. La fratellanza come anche l'amore, è noto che per esercitare questi sentimenti, bisogna essere giocoforza almeno in due, altrimenti che roba è.
Ugo Doci
Covid / 1
Ansia e depressione
sono un errore
Le restrizioni dovute alla pandemia in ripresa, sono diventate uno stillicidio, una marea in crescita geometrica-esponenziale esasperante snervante. Il governo si sta barcamenando tra i negazionisti e i catastrofisti, entrambi due enormi bacini elettorali, quindi si procede comprensibilmente con un colpo al cerchio e uno alla botte. Nel frattempo tuttavia il brusco ritorno coi piedi per terra dopo una stagione in una bolla sopra gli alberi, fa pensare che non sia andato tutto bene, e che non si sia imparata nessuna lezione. Forse cercare di districare questa ingarbugliata matassa economico-sanitaria piena di ramificazioni assalite da un edera soffocante senza tener conto che un tronco sta in piedi grazie a radici in salute, non è poi una strategia di emergenza così risolutiva, e men che meno cedere a panico, ansia e depressione.
Fabio Morandin
Covid / 2
Previsioni
avverate
Le mie negative previsioni del 6 ottobre scorso sui contagi Covid si sono avverate. Del resto l'Italia non ha atteso il contagio zero come in Cina: abbiamo riaperto prima, creando l'estate pazza del tutto aperto, di folle incontrollate in spiagge, discoteche, locali vari, piazze, campi sportivi, ecc., facendo guadagnare del denaro che si perderà d'ora in poi. Sotto le pressioni economiche, il governo ha balbettato in inverno, poi in estate ed anche ora, emanando provvedimenti ancora molto parziali. Se si ritiene fondamentale salvare l'economia si deve rinunciare a qualcosa di meno importante, come il banale calcio, oppure cominciare a ridimensionare anche qualcosa di molto importante come le scuole. I contagi derivano dal nostro mondo, tutto assieme e tutto molto interattivo. La scuola si porta appresso il nodo irrisolvibile del trasporto pubblico superaffollato. L'aver consentito un (incontrollato) tasso d'occupazione dell'80% significa dare via libera al contagio. Forse non ci sono soluzioni, anche se sono tantissimi i pullman da turismo di molte aziende immobili sui piazzali. Ma non ci sono soldi per muoverli. Se vogliamo salvare l'economia, dobbiamo contenere il contagio. Allora, per qualche mese serve scuola a distanza almeno per i ragazzi delle superiori che sono già tutti tecnologici e non richiedono vigilanza domestica. E' soluzione che darebbe ottimi riflessi anche sul trasporto pubblico. Nel dramma attuale si deve favorire il trasporto privato, per esempio consentendo ingresso libero nelle ZTL negli orari scolastici per accompagnare i bambini. Ho l'impressione servirà qualcosa di più incisivo che non chiudere i ristoranti a mezzanotte!
Piero Zanettin
Covid / 3
I problemi
di chi si ammala
Vorrei esternare con molta fermezza la mia delusione e preoccupazione per l'assenza, nel dibattito pubblico, del come affrontare la malattia quando un povero disgraziato risulta, o presume di essere infettato dal Covid 19. Si parla di mascherine, lockdown, Dpcm, distanziamento, divieti, lavarsi le mani ecc. Tutto ok, questo serve per ridurre la possibilità di ammalarsi. Nel caso, però, si manifestassero sintomi le cose diventano complicate e serie. Ci si deve rivolgere al medico di medicina generale, ma questi, non riceve se il soggetto ha febbre e tanto meno va a visitarlo. Si può solo contattarlo telefonicamente e poi eventualmente avere la prescrizione del tampone. Da questo momento la tempistica consolidatasi vuole che si debba aspettare qualche giorno perché il personale incaricato venga ad effettuare il prelievo, attendere altri 1-2 giorni per il referto; nel frattempo il nominato virus si diverte sui polmoni del malcapitato: perché non si adottano i test rapidi? O meglio, perché vengono osteggiati? Eppure viene detto, con molta chiarezza, dai massimi esperti nella cura dei pazienti che per poter contrastare con successo i danni da parte del virus è determinante agire con immediatezza, nella prima fase di infezione, prima del ricovero ospedaliero. A tutt'oggi mi risulta che la tempistica nelle procedure e l'indicazione per i medici di base e/o pediatri su queste terapie ottimali siano cose a cui si presta poca attenzione. Perché non si parla di questo? In attesa del fantomatico vaccino perché non ci si impegna adeguatamente sulle terapie pre ricovero? Quando si è in salute è normale e giusto preoccuparsi delle misure anticontagio, ma bisogna capire che l'ammalato non guarisce lavandosi le mani e/o mettendosi la mascherina.
Giorgio Bertolin
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