Egregio direttore,
nel Gazzettino di ieri sugli articoli dedicati alla rinuncia

Mercoledì 19 Febbraio 2020
Egregio direttore,
nel Gazzettino di ieri sugli articoli dedicati alla rinuncia della Chiellino come candidata sindaco, si afferma come scontato che se il centrosinistra si presentasse con più di un candidato regalerebbe a Brugnaro la vittoria al primo turno. Ma non è così: per chiuderla subito Brugnaro deve prendere comunque il 50% + 1, che il secondo classificato prenda il 40% o il 20% è del tutto irrilevante. Semmai vale il contrario: per alzare il valore assoluto di quel 50% e rendergli la vita difficile, gli oppositori di Brugnaro dovrebbero portare più gente possibile ai seggi e a questo fine sarebbe più funzionale una diversificazione dell'offerta programmatica e politica. Un candidato moderato e uno radicale che mobilitano gli elettorati delle rispettive aree di riferimento e poi al secondo turno si apparentano. Un candidato unico sarebbe costretto a annacquare il suo profilo programmatico risultando poco attrattivo. Poi certo, ciò che sta andando in scena (battere la grancassa dell'unità e non trovare il candidato unico) è l'opzione peggiore possibile.
Lorenzo Colovini
Venezia
Caro lettore, non sono nè un sondaggista nè un esperto di tecniche elettorali. Mi sembra però di dover registrare un fatto: a Venezia e in Veneto il centro sinistra ha avuto 5 anni per individuare candidati da contrapporre a Brugnaro e a Zaia e per costruire un'alternativa al governo a guida leghista in Regione e a quella fucsia in Laguna. A tre mesi dalle elezioni il Pd e i suoi alleati si ritrovano invece senza un candidato a Venezia e con un fronte diviso in Regione. Può darsi che, come dice lei, a Venezia sia più efficace elettoralmente per il centrosinistra schierare un candidato moderato e uno radicale e in Regione sia magari meglio seguire un'altra strategia. Ma forse era opportuno deciderlo prima. E poichè non è certo il tempo che è mancato, occorre chiedersi cosa sia accaduto. La sensazione, inevitabile, è che il centro-sinistra faccia fatica ad andare oltre l'individuazione dell'avversario. Quando si tratta invece di discutere di programmi e di candidati, ecco che va in scena il solito film: candidati che emergono e si ritirano, liti, divisioni, fughe solitarie. Il nodo della questione mi sembra essere questo. Le strategie elettorali vengono dopo. Molto dopo.
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