Dio non è morto ma si tende a credere non più per tradizione

Martedì 18 Luglio 2017
Dio non è morto. L'idea di un principio trascendente le nostre corte e fragili vite umane non è in crisi.
Nel mondo contemporaneo tale principio, che lo si chiami Dio o ordine cosmico, guida ancora miliardi di persone. In alcuni casi ci si crede con entusiasmo, come nel nuovo cristianesimo diffuso nel Sud del mondo (Asia, Africa subsahariana, America-Latina) dal 1980 ad oggi; in altri, con furore, come nei movimenti radicali armati del mondo musulmano.
Modi diversi di sentirsi invasi e invasati da una potenza sovrastante le deboli volontà umane. Essi provocano un cambiamento profondo in un persona, una conversione che in buona sostanza, riconduce tutte le ragioni del proprio agire ad una ragione superiore. Solo allora l'idea di Dio o di un ordine eterno impersonale diviene il punto fondamentale nella vita di un individuo, fonte di regole da seguire in tutti i campi dell'agire. Ecco perché una religione, costituitasi come un sistema di norme spirituali, rituali e morali, in certi momenti storici e in determinate società, può diventare tutt'uno con l'ordine sociale.
Se Dio non è morto, dunque, può essere, invece, che non ci sia più religione, nel senso appena detto. Ciò vale soprattutto per le moderne società europee, storicamente influenzate dal Cristianesimo nelle sue varie correnti. Il fascino del sacro e il bisogno di credere persistono; la ricerca di nuove esperienze spirituali si amplia; alcune pratiche antiche, come, il pellegrinaggio, conoscono un'inaspettata ripresa; l'interesse culturale, anche da parte laica, nei confronti dei temi religiosi, è in aumento.
Non è più il tempo della guerra contro la religione. Viviamo in un tempo in cui si tende a credere più per scelta e meno per tradizione. L'individuo non sente più il bisogno di affidarsi ad una autorità religiosa che gli dica cosa fare e non fare. Prendiamo, ad esempio, alcuni dati più rilevanti del sondaggio di questa settimana. Nel Nordest aumenta la quota di quanti pensano che sia utile ascoltare quanto dice la Chiesa cattolica, ma poi ognuno decide secondo la propria coscienza, nella situazione che si sta vivendo.
A pensarla così è anche la maggioranza di chi va a messa ogni domenica. Se prendiamo la nuove generazioni (15-24 anni), è ancora più accentuato il declino del ruolo della religione nella vita delle persone rispetto alla media di tutta la popolazione del Nordest.
Resta la religione, tuttavia, un genere di conforto importante ancora per molti, anche se con un calo progressivo nell'arco di un decennio. Quando parliamo di religione, il riferimento immediato è al cattolicesimo. Il che significa, dunque, che siamo di fronte a un mutamento del modo di sentire e di essere cattolici. Si consolida ciò che la secolarizzazione ha prodotto: l'autonomia crescente dell'individuo in materia di fede.
Allo stesso tempo, anche la società nordestina è entrata in un fase post-secolare. Essere religiosi non equivale più a identificarsi con un'istituzione di salvezza come la Chiesa cattolica.
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