Covid
Una lezione
per il futuro
Mi consenta di dire ancora una volta che

Martedì 27 Ottobre 2020
Covid
Una lezione
per il futuro
Mi consenta di dire ancora una volta che la politica riesce come spesso succede a deludere i cittadini, in particolare in un momento difficile come quello attuale. Quando in Lombardia la gente moriva come mosche, c'era chi a scopo politico, prendeva per i fondelli il governatore Fontana del centro destra, perché si metteva con qualche difficoltà la mascherina e perché chiedeva l'intervento del governo. Non bastava tutto ciò, ci sono state anche molte critiche sulla costruzione del reparto terapie intensive alla fiera di Milano, per altro fatte con contributi privati, perché considerata una spesa inutile. Oggi con la recrudescenza del virus, quando sembra inevitabile un nuovo lockdown, dichiarare di aver sbagliato criticare certe iniziative, non è una dichiarazione di debolezza e vale anche per quelli che per dimostrare l'incapacità della regione, andava per spritz nei navigli beccandosi poi il contagio. Ci dovrebbero essere anche le scuse da parte di quel sceriffo che ridicolizzava i lombardi colpiti dal covid pensando che la sua regione ne fosse immune e oggi vuole ricorrere al lanciafiamme perché è nella cacca per le stesse ragioni. E che dire dei francesi che ci sfottevano con il pizzaiolo italiano e oggi sono messi peggio di noi. Certo dovremmo stringersi a coorte come richiesto da tutti, perché non abbiamo alternative in questa situazione di disastro mondiale, che potrà essere sconfitto solo con un eventuale vaccino, quando e se arriverà, tuttavia mi auguro che questa che è un'autentica maledizione, serva almeno di lezione per il futuro.
Ugo Doci
Confini
La protervia
francese
Non se ne parla più di tanto di quanto succede al confine italo-francese dalle parti del Monte Bianco. Il contagio generalizzato del Covid 19 ed il temuto lockdown hanno monopolizzato l'attenzione su altri fronti. È il caso, forse, di fare un breve digressione, di guardare con un certo sorriso (e storica preoccupazione) la posizione del governo francese e la remissività di quello italiano su un tema considerato attualmente del tutto secondario. Si è tentati ad affrontare l'argomento prendendo spunto da quanto succede nello sport di questi giorni, particolarmente nel ciclismo. La penultima tappa del giro d'Italia si è svolta sulle montagne italiane del Sestrière, mentre originariamente era prevista una incursione in territorio francese e sul mitico Izoard. Niente da fare, in Francia non si è potuti andare a causa del coronavirus. Quale fosse il vero pericolo di questa tappa sulle altitudini delle montagne alpine, solo Iddio lo sa. Ed anche quale fosse il rischio mortale proveniente da un Italia provvisoriamente meno esposta alla tempesta del contagio. Da ricordare, sempre in campo ciclistico, che nel mese di settembre si è svolto, senza alcuna concorrenza, il Tour de France, mentre l'attuale giro d'Italia ha subito contemporaneamente il corso delle maggiori classiche europee ed anche la Vuelta da parte della mite Spagna. Una evidente declassazione del nostro ciclismo nazionale, apparentemente giustificata dalla comune disgrazia dell'epidemia. Sullo sfondo rimane l'annosa questione dell'appartenenza della vetta del Monte Bianco. I Francesi e Macron sono decisi a piantare la loro bandiera sulla cima più alta d'Europa, considerata dal 1860 confine comune, solo disposti a rinunciare alla parte più meridionale del ghiacciaio destinato a dilavare la valle sottostante con le variazioni climatiche. La reazione italiana sembra assente, eppure dai banchi di scuola avevamo considerato il possesso di quella cima come una gloria nazionale.
Luigi Floriani
Anoressia
I posti
per la cura
Mi permetto di condividere una riflessione in merito a un articolo pubblicato da il Gazzettino su una ragazza morta per anoressia. Ritengo che nell'articolo non vengano adeguatamente trasmessi degli importanti concetti che, in relazione all'evento accaduto, andrebbero a mio parere sottolineati con forza. Mi riferisco in particolare al passaggio in cui si legge che purtroppo qui a Mestre non c'è nulla di specifico per curare questo tipo di disturbo. In verità, nel territorio veneziano e zone limitrofe ci sono diverse realtà e professionisti che si occupano da anni di prevenzione e cura di disturbi alimentari. Va ribadito che soffrire di un disturbo alimentare non significa ricercare un ideale di bellezza, essere attenti alla linea o voler perdere peso. Il disturbo alimentare è molto altro. Il cibo e il corpo sono strumenti; sono il modo attraverso cui il disagio e la sofferenza si esprimono e diventano visibili. Quando ci si trova a convivere con disturbi così complessi e complicati, bisogna quindi sapere che non si può fare da soli e che è fondamentale chiedere aiuto, tempestivamente, a professionisti esperti. Per questo credo che sottolineare che esistono possibilità di cura è un messaggio centrale da dare a chi è direttamente o indirettamente colpito da queste patologie. Quando qualcuno muore di un disturbo alimentare, la battaglia l'abbiamo persa tutti, ma possiamo cogliere questa occasione per informare e sensibilizzare adeguatamente le persone rispetto a questi disturbi. In quanto coinvolta in prima linea nella prevenzione dei disturbi alimentari, ho ritenuto utile scrivere questa riflessione con la speranza che ci siano occasioni di veicolare questo messaggio alla popolazione del territorio in cui viviamo.
Rossella Oliva
PhD, Psicoterapeuta ADAM - Associazione Disturbi Alimentari
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci