Carriere
Gli interessi
dei sindacalisti
Sono d'accordo con Lei sul contenuto

Venerdì 4 Dicembre 2020
Carriere
Gli interessi
dei sindacalisti
Sono d'accordo con Lei sul contenuto della risposta al lettore Signor Gianfranco Bertoli. Aggiungerei solo che i sindacati (tutti) non fanno per niente gli interessi dei loro iscritti, ma solo i propri, vedi stipendi d'oro, pensioni d'oro, privilegi vari e, a fine carriera sindacale, spesso inizia quella politica: nuovi ricchi stipendi, vitalizi e nuovi numerosi privilegi. Qualche nome a caso degli ultimi vent'anni: Cofferati, Bertinotti, Epifani, Bellanova ecc.ecc.ecc.
P.P.B.
Lo sciopero del 9
Niente quattordicesima
ai dipendenti pubblici
Volevo solo far sapere al signor Gianfranco Bertoldi che i dipendenti pubblici non hanno la quattordicesima. Detto questo io comunista non sciopererò il 9 dicembre
Gabriele Maistro
Vaccini anti covid
Gestione
sbagliata
Ho capito che la gestione distributiva del vaccino anti Covid-19, è stata assegnata al Commissario Straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri. Si tratta di un personaggio incapace ed inetto: basta far riferimento ai banchi a rotelle, sistemati con oltre 2 mesi di ritardo, all'emanazione del bando per l'acquisto di terapie intensive, avvenuta in data 01 Ottobre, vale a dire con oltre sei mesi di ritardo rispetto al picco dell'epidemia di Marzo-Aprile, quando gli scienziati avevano previsto la seconda ondata in autunno e la mancata emanazione del bando per l'acquisto delle siringhe necessarie per la vaccinazione di massa. Il popolo è stanco, stufo e non ne può più; siamo vicini ad una ribellione di massa. Vergogna!
Luciano Furlan
Ciclismo
Ricordiamoci
di Faggin
Mi piace ricordare ai lettori la figura di Leandro Faggin di cui ricorre il 6 dicembre il cinquantenario della morte, a soli 36 anni per una forma leucemica. Soprannominato il rosso volante é stato il campione sportivo padovano piú titolato di sempre. La sua specialità era il ciclismo su pista: ha conseguito due medaglie d'oro alle olimpiadi di Melbourne nel 1956 e quattro campionati del mondo, l'ultimo nel 1966 a Francoforte.
Costantino Carbonin
Padova
Venezia
La vendita della
Casa dei Tre Oci
Leggo sul Suo giornale la notizia della possibile alienazione della Casa dei Tre Oci da parte della Fondazione di Venezia. Questa notizia mi preoccupa e mi sconforta forse più di altri cittadini in quanto il Circolo Fotografico La Gondola (di cui oggi sono Presidente Onorario) sin dal 2012 fu invitato a trasferire nei locali dei Tre Oci il suo Archivio Storico. A suo tempo la notizia della destinazione dell'edificio a polo sia espositivo che di documentazione e archiviazione fu accolta con grande entusiasmo. Si rinverdiva la memorabile stagione espositiva di Palazzo Fortuny negli anni 80 allorchè a Venezia calavano Helmuth Newton, Robert Mapplethorpe, Nan Goldin e molto altro. La Casa dei Tre Oci, pur non ripetendo i fasti del Fortuny, ha avuto e credo abbia tutt'ora delle chances non indifferenti (penso, ad esempio, a una collaborazione permanente con la Biennale d'Arte) per giocare un ruolo importante in un ambito, quello fotografico, che negli ultimi decenni ha avuto a livello mondiale uno sviluppo esponenziale. Ora a tutto questo si vuole rinunciare in nome di una risposta ai bisogni, non solo materiali, dei cittadini e del territorio. A me pare che l'attività dei Tre Oci risponda benissimo a questi bisogni; semmai c'è da chiedersi se il Museo del 900 o M9 faccia altrettanto. Per tornare ai Tre Oci ricordo solo che al suo interno oltre al prezioso fondo fotografico De Maria si trova la biblioteca del prof. Italo Zannier, il nostro maggior storico, con annessa una raccolta fotografica e, infine, l'Archivio Storico della Gondola comprendente ad oggi circa ventottomila vintages dei maggiori fotografi italiani dal dopoguerra ai giorni nostri. La mia preoccupazione perciò riguarda non solo la destinazione dell'edificio ma anche quella dei fondi ivi contenuti
Manfredo Manfroi
Presidente Onorario
del Circolo Fotografico La Gondola
Le chiusure
Danza, chiediamo
solo una data
Le nostre attività sono state chiuse il 24 ottobre dopo che a settembre ci eravamo adeguati scrupolosamente alle linee guida indicate dal governo mettendo in sicurezza ambienti e gestione degli esercizi. Non ci sono testimonianze di focolai nati dentro ad una scuola di danza, ad una piscina, ad una palestra, in teatro o qualsivoglia luogo riconducibile ai luoghi ritenuti dallo Stato così pericolosi. Vorrei si capisse il disagio che stiamo vivendo. Il nostro lavoro che non è più un lavoro. Il nostro tempo che non ha più ore. I nostri allievi che giorno dopo giorno vediamo spegnersi sempre di più. Incapaci di darsi una spiegazione sul perché non possono, così come vanno a scuola, al supermercato, al ristorante, al baovunque! Ma a danza no, a tennis no, a nuoto no non lo possono fare. A tutti noi serve una risposta. Serve avere una data di riapertura per programmare la nostra necessaria e indispensabile ripresa. In Francia sono stati fissati il 15 dicembre per la riapertura dei teatri, il 20 gennaio, per la riapertura delle scuole di danza: perché in Italia tutto è vago, indefinito e aleatorio? Una data. Solo una data.
Marta
insegnante di danza
Sci
Il metodo
svizzero
Un inviato di un quotidiano è andato ad Andermatt, in Svizzera, per capire e parlare con i responsabili degli impianti sciistici, che sono aperti dal 31 ottobre. Le regole cui si attengono in quella località sono le seguenti: 1) contingentare le presenze; 2) diminuzione del 30% dell'affollamento delle cabine; 3) obbligo di prenotazione per i fine settimana sul sito, per sé e al massimo altri 9 amici, in base agli orari ancora disponibili sulla funivia, in modo da sapere quanta gente ci sarà in pista; 4) obbligo della mascherina; 5) prenotazione elettronica anche per il rifugio e il bar. In questa maniera si annullano quasi del tutto le code, anche perché l'imbarco viene chiamato con un nuovo sms o whastapp color verde e gli addetti alla partenza, controllano il via libera avuto a mezzo telefonino. Chi non ha prenotato, può provare puntando il telefonino sui QR code affissi davanti all'ingresso e verificare i posti e gli orari ancora disponibili nel sistema. A queste condizioni, la riapertura dei nostri impianti da sci dovrebbe essere possibile, anche considerando che chi va a sciare, salvo eccezioni, è tutta gente responsabile che sa il fatto suo e saprebbe stare alle regole, garantite anche da personale sufficiente e qualificato ai vari controlli, anche considerando che vi sono impianti piccoli che non hanno funivie, ma solo seggiovie.
Gino De Carli
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