Caro direttore,
il caso in Lombardia dimostra che lo Stato ha fatto abbastanza,

Sabato 22 Febbraio 2020
Caro direttore,
il caso in Lombardia dimostra che lo Stato ha fatto abbastanza, ma non tutto. Che tutti gli arrivati dalla Cina, direttamente od indirettamente, dovevano andare in quarantena. Che non basta assolutamente controllare la febbre con lo scanner. Che sbagliano le regioni che lasciano andare tranquillamente a scuola bambini tornati dalla Cina. Però serve coscienza individuale, altrimenti lo Stato non basta. Qui abbiamo gente arrivata dalla Cina, che non si è presentata per controlli e che se n'è andata in giro tranquillamente. Che ha fatto incontri, che è andata a cena, che ha mantenuto la solita vita sociale. E questa è incoscienza: per non perdere giorni dei loro affari ora rischiano d'aver contagiato il mondo. È incoscienza!
Piero Zanettin
Padova

Caro lettore,
purtroppo contro l'incoscienza individuale siamo pressoché disarmati. Ma è l'incoscienza pubblica e politica che ci deve preoccupare. Sia chiaro: non è in discussione la qualità del nostro servizio sanitario o del personale medico italiano. Anzi. Dobbiamo però essere consapevoli che abbiamo di fronte a noi una minaccia dai contorni ancora in larga parte sconosciuti. Come si diffonda esattamente il coronavirus o come lo si combatta sono ancora domande a cui la scienza sta cercando di dare risposte certe. E non è affatto semplice. Ebbene, in una situazione di questo tipo, dalla classe di governo, locale e nazionale, è giusto attendersi una chiara visione delle priorità. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una polemica surreale tra potere centrale e regioni del Nord con queste ultime che chiedevano di applicare la quarantena anche a ragazzi e bambini in età scolare di ritorno dalla Cina e il governo che rivendicava il diritto all'educazione, salvo poi fare una rapida retromarcia. Ecco, non sono queste inutili diatribe ciò di cui abbiamo bisogno. E neppure delle immancabili prediche dei profeti del politicamente corretto. Quando in gioco c'è la salute, la vita o la morte delle persone, non ci può essere spazio per divagazioni o alchimie dialettiche da salotto televisivo. Diciamolo chiaramente: attovagliarsi nei ristoranti cinesi come hanno fatto tanti sindaci ed assessori, per dimostrare che non c'è alcun rischio a frequentare quei locali, è un bel gesto, seppur con un vago sapore da campagna elettorale anticipata. Ma la prevenzione e la lotta al coronavirus, sono un'altra cosa. Richiedono serietà, concretezza e consapevolezza. E la capacità ad ogni livello di fare scelte rigorose e, se necessario, anche impopolari.
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