Marina Tugnoli Lanza: «Traditi dal nostro guardiano era finito nel giro della droga»

Giovedì 4 Novembre 2021 di Lucilla Quaglia
Marina Tugnoli Lanza: «Traditi dal nostro guardiano era finito nel giro della droga»

«Non ci posso credere. Non lo sapevo». Marina Tugnoli Lanza, ex presidente dell'Oasi Golf Club di Campo di Carne, ora tenuta agricola, apprende dal Messaggero che i militari della Sezione Operativa dei Norm del Reparto Territoriale di Aprilia hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, nei confronti di sei persone di etnia Rom: tre in carcere e tre agli arresti domiciliari. Soggetti ritenuti responsabili, a titolo diverso, dei reati di rapina, sequestro di persona aggravato e danneggiamenti. I sei risultano tutti legati da vincoli di parentela. Il provvedimento cautelare scaturisce a conclusione dell'indagine scattata dopo la violenta doppia rapina dell'11 luglio 2020, presso l'ex Oasi e le proprietà romane dell'imprenditrice.
«Mi sorprende dice la Lanza che i sei siano di etnia Rom. Mi ricordo benissimo che parlavano perfettamente italiano e con un aspetto curato. Ma forse erano da tempo integrati nel tessuto sociale italiano».
Il 9 marzo scorso quello che poi è risultato il basista della rapina, il guardiano cingalese della vostra area, si è tolto la vita nel corso di una perquisizione delegata dalla Procura di Latina presso l'ex Oasi. Non avevate mai notato nulla di strano nel suo comportamento?
«Con noi è sempre stato molto educato e lavorava bene. Aveva la madre e la sorella in Italia. E una moglie con figlio in Sri Lanka, a cui mandava regolarmente dei soldi. Quando ci hanno chiamato, e ci hanno detto che si era suicidato, sono rimasta malissimo».
Lei si divideva, con suo marito, tra Roma e Aprilia. Avvertivate il guardiano prima del vostro arrivo in tenuta?
«Sempre. E forse questo, con il senno del poi, gli concedeva il tempo giusto per disfarsi del materiale illegale. Solo negli ultimi mesi avevo notato un cambiamento nel carattere che forse attribuivo alla mancanza della moglie e del figlio. Inoltre, quando arrivavamo ad Aprilia, scoprivamo che i nostri cani spesso erano scappati. Ora che ce ne occupiamo personalmente, la cosa non capita certo più. I fidi adesso stanno benissimo. Probabilmente i cani disturbavano le manovre collegate a movimenti di droga o altro. E solo dietro nostre insistenze il cingalese alla fine li andava a cercare e li riportava a casa».
In che senso aveva notato un cambiamento nel suo carattere?
«Era più scontroso. Adesso tutto ciò lo attribuisco all'uso di droga, che altera di molto la personalità. Evidentemente, come emerso dalle indagini, aveva iniziato a frequentare gente poco raccomandabile, pregiudicati che lo hanno condotto su una brutta strada».
Come lo avevate assunto?
«A distanza di tanto tempo non ricordo bene. Forse ce lo ha indicato qualcuno ad Aprilia».
Ha conosciuto la moglie?
«Non ha mai lasciato lo Sri Lanka. Segno che i rapporti tra i due non erano poi molto buoni. La mamma e la sorella sono tornate, in questi mesi, all'ex Oasi, per riprendersi le cose di proprietà del cingalese. Ma ora è tanto che non le vediamo. In ogni caso tutto il resto della famiglia del guardiano è composto da brave persone».

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