Condizioni disumane in carcere Pesce Di Silvio chiede il risarcimento

Martedì 21 Dicembre 2021
Condizioni disumane in carcere Pesce Di Silvio chiede il risarcimento

 Una detenzione «disumana e degradante» in violazione dei principi stabiliti dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Costantino Di Silvio, detto Pesce si è rivolto al giudice di Sorveglianza di Campobasso chiedendo un risarcimento per le modalità con le quali è stato detenuto in diversi istituti penitenziari dove sta scontando la sua condanna a otto anni di reclusione. L'uomo, in carcere per aver sparato alla ex moglie il 14 luglio 2018, si è rivolto al tribunale attraverso il suo legale, Maria Antonietta Cestra, invocando l'applicazione dell'articolo 3 della Convenzione secondo il quale «nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti».
Nel ricorso si fa riferimento alla detenzione dal 15 luglio 2018 a oggi nelle carceri di Latina, Roma Rebibbia e Larino. Il giudice ha analizzato le condizioni in cui si trovava il detenuto, in celle di 8 mq, 9,15 mq e 17 mq, calcolando l'ingombro degli arredi, arrivando alla conclusione che per Di Silvio c'erano meno di 3 mq a disposizione in 95 giorni, mentre per i restanti giorni di detenzione lo spazio era superiore al minimo previsto dalla Corte europea.
Il giudice precisa che il detenuto ha potuto godere di servizi igienici riservati, con acqua calda, 4 ore e mezza di permanenza all'aria aperta nel cortile del carcere, accesso alla palestra, ai corsi e alle attività previste nell'istituto penitenziario.

Tutto ciò, tuttavia, non esclude la violazione dei requisiti di spazio minimo fruibile all'interno della cella, ma solo per i 95 giorni indicati. Per questo motivo il giudice Elena Quaranta ha parzialmente accolto il ricorso concedendo a Costantino Di Silvio uno sconto di pena di 20 giorni che andranno sottratti al fine pena fissato per il 14 luglio 2026.


L'uomo, il 14 luglio 2018, si recò in macchina in via Helsinki aspettando che la ex moglie uscisse dalla palazzina. Vedendola uscire dal palazzo, appena il nipote che era con lei si allontanò per prendere l'auto, Pesce iniziò a sparare. Manuela Piccirilli tentò di scappare e di mettersi in salvo, ma tre dei cinque proiettili la colpirono al braccio destro, alla schiena e su un fianco.
La donna fu trasportata d'urgenza all'ospedale Santa Maria Goretti del capoluogo dove i medici le salvarono la vita con un intervento urgente. Costantino Di Silvio fu invece bloccato poche ore dopo dagli uomini della Squadra Mobile. Per lui si spalancarono le porte del carcere di via Aspromonte. Durante il processo dichiarò che non aveva intenzione di uccidere l'ex moglie ma soltanto di spaventarla dopo la fine del loro matrimonio, ma i giudici lo condannarono per tentato omicidio.
Marco Cusumano
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Ultimo aggiornamento: 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA