La resa dei conti dopo il caso Becciu «Bisogna accentrare tutte le risorse»

Mercoledì 30 Settembre 2020 di Franca Giansoldati
La resa dei conti dopo il caso Becciu «Bisogna accentrare tutte le risorse»

CITTÀ DEL VATICANO Solitamente imperturbabile e placido il piccolo Stato vaticano in questi giorni sembra suonato come un pugile, scosso per quanto sta accadendo, impaurito dal silenzio delle fonti ufficiali che, in questo modo, amplificano lo stillicidio di indiscrezioni su presunti illeciti avvenuti nella stanza dei bottoni, la Segreteria di Stato - dove si sarebbero consumati gravissimi episodi di mala gestio sotto gli occhi del Papa, tenuto all'oscuro di corruttela e opacità. Lo scrittore britannico Morris West che a suo tempo definì il Vaticano un paese di lavandaie, se fosse ancora vivo dovrebbe ricredersi: le persone che vi abitano o vi lavorano sono talmente terrorizzate da avere difficoltà a parlare ad alta voce persino nelle proprie abitazioni per paura di essere ascoltate. Come se si fosse materializzata la Spectre. E' questo l'effetto dell'onda lunga del caso Becciu, l'ex prefetto dei Santi, fino alla scorsa settimana uno dei principali collaboratori del Papa ma che, nel giro di 20 minuti, è precipitato in disgrazia con accuse pesantissime senza potersi nemmeno difendere. Uno dei pochi cardinali disposti a commentare questi «giorni bui» è il cardinale Domenico Calcagno, ex capo dell'Apsa, il forziere vaticano oggetto di una riforma radicale. Diventerà l'unico centro di liquidità di tutte le risorse attualmente a disposizione dei dicasteri.
PROGETTO
«Quella che si sta attuando ora è una linea di condotta che fu proposta a partire dal lontano 2002. All'epoca fu il cardinale Nicora a portarla ai superiori. Se avessero attuato il piano sin dall'inizio non sarebbe successo quello che è successo» dice il porporato che evita volutamente di entrare nei dettagli e spiegare perché il piano di riforma ogni volta si inceppava. Anche quando fu eletto Francesco gli fu presentato il piano. «Lo facemmo per iscritto e anche a voce. Bisognava accentrare le risorse per gestirle e controllarle meglio. Alla fine ci siamo arrivati: se l'ufficio dell'amministrazione del patrimonio della Santa Sede è l'Apsa non si capisce perché ci siano tante altre amministrazioni in giro». Calcagno commenta con dolore l'inchiesta in corso («Ho sempre stimato Becciu come persona corretta e non ho motivo che abbia fatto cose non corrette, ora vedranno i magistrati») e poi si concentra sul fango che sta arrivando nuovamente sulla Chiesa, come se fosse il centro del male assoluto. «Penso che a qualcuno faccia comodo parlare male del Vaticano per poterci lucrare sopra. Naturalmente questo non vuole dire che non vi siano cose da mettere a posto nelle nostre amministrazioni. Ma non è tutto marcio, sia ben chiaro». Calcagno ricorda che la Chiesa per poter aiutare i poveri ha bisogno di fare investimenti mobiliari e immobiliari. «Investire in immobili lo si fa dai tempi di Pio XI. I fondi servirono per comprare immobili all'estero. Una parte ebbe anche funzione di social housing».
SPIEGAZIONE
Visione condivisa anche da Papa Francesco.

A gennaio, a proposito del palazzo di Londra, disse: «Arriva la somma dell'Obolo cosa faccio? La metto nel cassetto? No, sarebbe una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento così quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po'. Questa è una buona amministrazione. L'amministrazione del cassetto è cattiva». Ora tutto sta nel capire se tra le pieghe dei passaggi qualcuno ci ha lucrato sopra. Nei prossimi giorni potrebbero arrivare altre novità in attesa di capire se i magistrati apriranno davvero il processo.

Ultimo aggiornamento: 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA