I VITALIZI
TRIESTE «Se al Senato sarà impugnata la decisione a noi

Martedì 7 Luglio 2020
I VITALIZI TRIESTE «Se al Senato sarà impugnata la decisione a noi
I VITALIZI
TRIESTE «Se al Senato sarà impugnata la decisione a noi favorevole, dovrà pronunciarsi un'altra commissione in sede giudiziale con tanto di sentenza in nome del popolo italiano. Ma alla fine nessuno potrà toccare i vitalizi in essere dei senatori»: parola di Maurizio Paniz, l'avvocato bellunese che ha appena conseguito una brillante vittoria con il no della Commissione contenziosa di Palazzo Madama al taglio degli assegni agli ex parlamentari. La decisione ha suscitato un autentico vespaio di reazioni, improntate per lo più allo scandalo di un verdetto che si regge su corrette motivazioni giuridiche ma che passa diffusamente come la conferma di un privilegio proprio in una fase di profonda sofferenza di famiglie e imprese.
Ora è possibile l'impugnazione del no ai tagli in sede di appello alla Commissione di garanzia del Senato, tuttavia «ancora il ricorso non è stato formalizzato», puntualizza Paniz. Il quale peraltro non ha dubbi: «Lo ripeto, l'esito non può che esserci favorevole perché è una questione di diritti acquisiti».
IL NODO
A parte la circostanza politica che il Movimento 5 Stelle, paladino dei tagli ai vitalizi, non annovera alcun rappresentante in tale Commissione di seconda istanza (il presidente è il forzista Vitali, gli altri componenti sono due della Lega (uno ex 5 Stelle), uno di FdI e uno del Pd), il cuore della questione sul quale insiste Paniz è la costante giurisprudenza delle più alte magistrature: «Non soltanto la Corte europea dei diritti dell'uomo, ma anche la nostra Corte costituzionale e le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno sempre confermato il principio che il diritto acquisito alla pensione non può essere posto in discussione».
I RICORSI
Il legale aggiunge che, ovviamente, se il pronunciamento finale al Senato dovesse rivelarsi negativo, «non esisteremo a presentare i necessari ricorsi in Italia e in Europa, chiarendo che questa non è la battaglia di una categoria di ex parlamentari bensì di 18 milioni di italiani». Paniz si spiega: «Se per ipotesi dovesse passare il principio che le pensioni possono essere tagliate a una singola categoria, allora tutte le altre categorie sarebbero esposte al medesimo rischio». Ecco perché «il principio vale e deve continuare a valere per tutti», incalza l'avvocato, anche se «esiste una sola possibilità di tagliare le pensioni», ossia «stabilire una riduzione percentuale per tutti e 18 i milioni di pensionati italiani».
IL TERREMOTO
Tuttavia è ovvio che una decisione del genere provocherebbe un terremoto sociale e politico e quindi la teoria del possibile giuridico diventerebbe difficilmente praticabile sul terreno sociale e politico, sebbene sia stato proprio il Governo Conte 1 (M5S-Lega) a stabilire per tre anni una drastica riduzione delle rivalutazioni pensionistiche: di fatto un taglio al potere effettivo d'acquisto che durerà, salvo intese, fino al 2021 incluso.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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