Chiesa in lutto per la scomparsa di don Dino Pezzetta

Domenica 13 Settembre 2020
Chiesa in lutto per la scomparsa di don Dino Pezzetta
CHIESA
UDINE Lutto nella chiesa udinese per la scomparsa, a 82 anni, di don Leonardo (Dino) Pezzetta, da qualche tempo senza impegni parrocchiali diretti per i problemi di salute che lo avevano costretto al ritiro nella propria casa di Osoppo. Nella notte tra l'11 e il 12 settembre è deceduto per infarto all'ospedale di San Daniele, dove si trovava per accertamenti. Già rettore dell'abbazia di Rosazzo e alla guida di diverse parrocchie, don Dino, come era unanimemente conosciuto, aveva maturato una spiccata apertura ecumenica, che si univa alla sua profonda umanità, alla tenace volontà nell'operare a favore dei più deboli. Nato nel 1938, frequentò il seminario prima a Castellerio e poi Udine e infine approfondì i suoi studi teologici a Roma, dove nel 1963 conseguì la laurea in teologia all' Università Gregoriana. Venne consacrato sacerdote nella parrocchiale di Osoppo dall' arcivescovo monsignor Giuseppe Zaffonato il 18 marzo 1962. Negli anni seguenti compì studi specialistici in ecclesiologia luterana all' Università di Heidelberg in Germania, si dedicò all' insegnamento della teologia e della filosofia presso i seminari di Udine e di Gorizia, perfezionò le sue conoscenze della lingua tedesca per dedicarsi anche all' attività di traduttore di opere teologiche, filosofiche e sociologiche di autori tedeschi per l'editrice San Paolo di Roma e per la Queriniana di Brescia. Fece l'assistente sociale presso gli operai italiani in Germania e in Svizzera e compì studi specialistici di filosofia all' Università Statale di Milano. Nel maggio del 1976, in rientro dall' Austria, si fermò a Osoppo e in quel frangente visse il dramma del violento terremoto del 6 maggio. Osoppo era all' epicentro del disastro e don Dino ritenne suo dovere primario fermarsi tra la sua gente per prestare aiuto nei primi momenti e nella conseguente emergenza. Un'esperienza dolorosissima, che racconterà in «Terrae Motus», uno dei libri che ha scritto, oltre a «Per Vetren» - la località bulgara in cui si trovava l'orfanotrofio infantile che per anni ha aiutato con un centinaio di volontari del manzanese -, «Chiesa che cambia», «Martin Lutero» e «Prete da 50 anni». Nel 1982 è diventato parroco di Trasaghis, Peonis, Braulins e in seguito di Villalta e Oleis di Manzano. Nel 1994 fu nominato rettore dell'abbazia di Rosazzo, che divenne luogo di incontri ecumenici. Nel 2006 divenne parroco di Montenars. Dopo il ritiro, ha continuato a celebrare la messa festiva a Peonis, finché l'emergenza Covid-19 non lo aveva indotto a limitare i contatti esterni per precauzione. Nulla, infatti, lasciava presagire l'improvvisa dipartita. Per il suo appassionato operare, nel 2009 gli viene assegnato a Buja il premio Nadâl Furlan, riconoscimento riservato a singole persone che si sono distinte per il loro impegno umanitario, sociale, artistico e culturale, ispirato al messaggio cristiano e al servizio della società umana e della comunità friulana in particolare.
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