Slovenia e Croazia all'attacco sulle foibe «Frasi inaccettabili»

Martedì 12 Febbraio 2019
Slovenia e Croazia all'attacco sulle foibe «Frasi inaccettabili»
IL CASO
ROMA L'orrore delle foibe e il massacro degli italiani di Istria e Dalmazia continua a distillare veleno. Tocca al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, finire nel mirino di presidenti, premier e ministri degli Esteri di Slovenia e Croazia per aver concluso la commemorazione dei morti delle foibe a Basovizza con le parole: «Viva Trieste, viva l'Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani». Parole che fuori dal contesto del ricordo generano a Lubiana e Zagabria reazioni indignate, quasi nascondessero una tentazione irredentista, smentita in serata proprio da Tajani: «Il mio riferimento non era in alcun modo una rivendicazione territoriale».
«RETORICA PREOCCUPANTE»
Il revisionismo storico e l'irredentismo «sono assolutamente inaccettabili», attacca la presidente croata, Kolinda Grabar Kitarovic. Le fa eco l'omologo sloveno Borut Pahor in una lettera al presidente Mattarella: «Non è la prima volta che dichiarazioni di alcuni politici italiani suscitano sdegno e preoccupazione in Slovenia, ma è preoccupante l'uso della retorica in un periodo in cui Italia e Slovenia devono difendere da tante sfide il progetto comune europeo». Il discorso di Tajani peccherebbe di «revisionismo storico senza precedenti». Per l'agenzia croata Hina, Pahor si rivolge a Tajani ma anche a Salvini, per aver paragonato i bimbi delle foibe a quelli di Auschwitz.
Per il premier sloveno, Marin Sarec, il fascismo voleva «la distruzione della nazione slovena» e per il ministro degli Esteri, Miro Cerar, Istria e Dalmazia «conoscono molto bene il terrore italiano». Le dichiarazioni di Tajani, «non possono fare altro che suscitare un senso di paura». Da Zagabria protesta il premier croato, Andrej Plenkovic, che non solo condanna e respinge le affermazioni di Tajani, ma alza il telefono e gli chiede chiarimenti. Da nessuno, però, arriva una parola di scusa o di pietà per le vittime. Per il rappresentante della minoranza italiana nel Parlamento croato, Furio Radin, Tajani «ha posizioni moderate, parlava a nome non del Parlamento europeo ma di un partito, Forza Italia, e quella emersa non può essere la sua posizione».
LA CERIMONIA SOLENNE
Telefonate e proteste producono il loro effetto, perché in gioco ci sono anche la coesione europea e il ruolo istituzionale di Tajani in vista del voto di maggio per l'Europarlamento. E in apertura di seduta, la sera, Tajani ricorda di aver partecipato a Basovizza «a una cerimonia solenne istituita con una legge dello Stato italiano nel 2004» e di aver voluto, come detto dal presidente Mattarella, «rivivere un capitolo buio della storia nazionale e internazionale». Non si trattò, dice, di «una ritorsione contro i torti del fascismo, perché tra le vittime italiane di un odio comunque intollerabile, insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni».
Nessuna rivendicazione territoriale: «Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti». L'amicizia e la pace fra Italia, Croazia e Slovenia dimostrano come «l'Unione europea sia una storia di successo».
Marco Ventura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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