Salvini e Trenta alla guerra per il comando della Marina Mattarella preoccupato

Giovedì 18 Aprile 2019
IL RETROSCENA
ROMA Il day after del violento scontro istituzionale tra il ministro degli Interni, Matteo Salvini, e i vertici della Difesa, è un altro giorno di zuffe, veleni. E depistaggi. La prova provata di quanto deteriorati siano ormai i rapporti tra 5Stelle e Lega. E sottotraccia svela il braccio di ferro tra grillini e leghisti su chi mettere alla guida della Marina militare, istituzione chiave nella gestione del dossier-migranti e dei salvataggi in mare.
Tutto comincia di buon mattino con una dichiarazione di Gian Marco Centinaio. Il ministro leghista all'Agricoltura ad Agorà richiama il comunicato della sera prima del capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, contro Salvini per l'intimazione relativa alla nave ong Mare Jonio: «Spero che la parte dove si parla di regime totalitario sia un'invenzione giornalistica, perché se un'istituzione dello Stato si permette di dire queste cose al ministro dell'Interno è molto grave».
Dopo poco, sempre dal fronte Lega, si parla di manina. Vengono accusati gli uomini comunicazione della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, e di palazzo Chigi di avere spinto Vecciarelli ad attaccare Salvini: «I generali non fanno discorsi politici, non parlano di regime. Quelle parole sono state dettate dai grillini. Ed è una cosa gravissima: hanno trascinato i massimi vertici militari nello scontro elettorale», sussurra un altro ministro leghista in Transatlantico.
Per accreditare questa versione, dalla Lega vengono fatti filtrare due dettagli. Il primo: «A offrire sponda ai 5Stelle in questa operazione è stato il consigliere militare di Conte, l'ammiraglio Carlo Massagli, che in questo modo spera di diventare a giugno capo di stato maggiore della Marina, soffiando il posto a Giuseppe Capo Dragone». «I nomi vanno decisi insieme», farà sapere il ministro dell'Interno. Il secondo dettaglio: «Il Quirinale è molto arrabbiato con la Trenta perché ha trascinato i vertici militari in questo scontro politico».
Salvini non resta con le mani in mano. Prima conferma la pista, facendo trapelare dal Viminale che «sono esclusi dissapori, polemiche e malumori con i vertici militari». Poi ribadisce la linea muscolare: «Sui porti chiusi decido io e finché faccio il ministro i porti restano sbarrati».
Troppo per la Trenta, per Vecciarelli e perfino per Sergio Mattarella descritto «molto preoccupato», anche per il suo ruolo di capo delle Forze armate che gli attribuisce l'articolo 87 della Costituzione. Tant'è, che all'ora del caffè, dallo stato maggiore della Difesa esce un duro comunicato (c'è chi sostiene dopo il via libera del Colle): «Alla luce delle notizie stampa emerse in queste ore, lo stato maggiore della Difesa evidenzia che le Forze Armate sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese e che ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica». Come dire: rispettiamo la politica, ma sui militari comanda la Trenta e non Salvini.
L'ALTRA VERSIONE
«Una vera e propria bacchettata sul Viminale», gongolano nell'entourage del ministro della Difesa. Dove, al pari dei leghisti, fanno trapelare due dettagli: «Il consigliere diplomatico di Conte, Massagli, non ha avuto alcun ruolo in tutta la vicenda. E l'attacco di martedì a Salvini è partito dai vertici delle forze armate in imbarazzo dopo la circolare con la quale il ministro aveva travalicato le proprie competenze». C'è chi narra anche di una telefonata (sempre martedì) del Quirinale al leader della Lega per chiedere conto dello «sconfinamento». Ma dal Colle non giunge alcuna conferma.
Di certo, c'è che tra Salvini e Trenta il gelo è massimo: si siedono lontani sui banchi del governo durante il question time alla Camera. E neppure si salutano. Tra i leghisti monta l'insofferenza verso i 5Stelle: «Per fortuna dopo le elezioni europee con i grillini si chiude e si va tutti a casa...», sibila il solito ministro leghista. Salvini non si sottrae: «A giugno con quelli facciamo i conti».
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci