LA SVOLTA
AMBURGO Era dalle storiche elezioni del 1998, quelle che hanno segnato

Sabato 8 Dicembre 2018
LA SVOLTA
AMBURGO Era dalle storiche elezioni del 1998, quelle che hanno segnato la fine di Helmut Kohl e l'arrivo di Gerhard Schröder, che la Cdu non viveva un clima di attesa e tensione come ora al congresso ad Amburgo che ha votato la successione di Angela Merkel alla leadership. Al ballottaggio, è stata eletta Annegret Kramp-Karrenbauer, la candidata della cancelliera che le consentirà con molte probabilità di poter arrivare alla fine del suo mandato. Neanche alle legislative si respirava un'atmosfera così elettrizzata. Record di ospiti, di giornalisti accreditati (1.800), 1.001 delegati, tre candidati di peso in lizza. Era da 47 anni che nella Cdu non correvano più candidati per il vertice. Nel 1971 erano due, Rainer Barzel e Helmut Kohl (vinse il primo ma Kohl due anni dopo divenne leader della Cdu e lo rimase per 25 anni fino al '98), ma dopo di allora il candidato era sempre stato uno solo e il congresso si limitava a votarlo: la sola differenza era la percentuale di consensi raggiunta. Questa volta, dopo l'annuncio della Merkel a fine ottobre di non ricandidarsi alla leadership ma di volere rimanere cancelliera fino alla fine della legislatura nel 2021, i candidati erano tre e tutti pezzi da novanta: Annegret Kramp-Karrenbauer, Friedrich Merz e Jens Spahn.
L'ADDIO
Ha vinto lei, considerata molto vicina alla cancelliera, ma il congresso del dopo Merkel è stato anche il congresso della Merkel. La cancelliera ha tenuto il suo ultimo discorso da leader Cdu. Un discorso eccezionalmente emozionale per lei, dove si è tolta anche diversi sassolini dalle scarpe, e accompagnato da oltre dieci minuti di applausi e vere e proprie ovazioni dei delegati. Occhi lucidi e lacrime di commozione su molti volti, inclusa la stessa cancelliera che per una volta non ha nascosto le sue emozioni. Il solo dei big che non si è associato al diluvio di applausi è stato Wolfgang Schäuble, che con la Merkel ha un conto aperto e questa volta aveva appoggiato la candidatura di Merz, antipode, della cancelliera. «Questo è il mio ultimo discorso come leader Cdu da 18 anni», ha esordito ironizzando con quanti per anni l'hanno accusata di essere nebulosa: di non indicare la rotta della Germania, il futuro, la strategia, «tipico della Merkel», ha fatto il verso ai suoi critici. La crisi più grave della Cdu è stata quella dei fondi neri 18 anni fa, quella che con il parricidio di Kohl la issò al potere nella Cdu. Il rischio era finire come la Dc italiana, ha detto. E invece «non ci siamo demoralizzati, abbiamo lottato e superato la crisi». La Cdu deve rimanere il primo partito, il partito che ha eletto per 50 anni i cancellieri contro i 20 della Spd, ha detto evocando anche i Nibelunghi, la saga primigenia germanica messa in musica dal suo amatissimo Wagner: attenzione ai valori fondamentali ma anche alla realtà che si muove attorno. La Merkel ha ricordato i successi del partito (elezioni nella Saar, Nord-Reno-Vestfalia, deficit zero nei conti dello Stato) e sottolineato che ora è giusto andare avanti e voltare pagina, senza divisioni.
«GUARDIAMO AL FUTURO»
«La democrazia vive del ricambio», i servitori dello Stato devono difendere la stabilità e coesione del Paese. È ora di guardare al futuro con nuove teste, nuove strutture ma gli stessi valori. Spero, ha concluso la Cancelliera consegnando il suo lascito morale ai successori, che anche nelle ore più difficili non dimentichiamo mai lo spirito cristiano democratico. «Noi cristiano democratici litighiamo anche molto ma non distruggiamo gli altri, non facciamo differenze fra gli uomini e non mettiamo mai gli uni contro gli altri. Guardiamo con allegria e ottimismo al futuro». Dopo il suo intervento di una buona mezz'ora, nella grande Halle del palazzo delle Fiere i delegati sono scattati in piedi tributandole oltre dieci minuti applausi e standing ovation.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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