I curdi liberano la capitale dell'Isis

Mercoledì 18 Ottobre 2017
LA GUERRA
Lo Stato islamico cacciato dalla sua capitale in Siria: Raqqa è stata liberata dai miliziani dell'Isis. A riferirlo è l'Osservatorio per i diritti umani (Ondus). Le milizie curdo-arabe, sostenute dalla Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, hanno issato la propria bandiera all'interno dello stadio, ultimo bastione degli jihadisti fedeli al Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Liberato anche l'ospedale nazionale, nel centro della città. La conferma della notizia è arrivata anche poco più tardi dalle forze alleate di Washington, che vedono insieme arabi e curdi, anche se i secondi in numero maggiore. Centinaia di miliziani dell'Isis e migliaia di civili erano stati evacuati da Raqqa già da domenica, in base a un accordo raggiunto tra le Forze democratiche siriane (Sdf), alleate degli Usa, e lo Stato islamico, grazie alla mediazione dei capi tribali locali. Negli ultimi due giorni i combattimenti erano continuati tra le Sdf e altri miliziani dell'Isis non disposti ad arrendersi e che resistevano in un'area molto ristretta del centro, grande quanto il cratere di una bomba, come hanno detto festeggiando i combattenti curdo-arabi.
GLI IRRIDUCIBILI
Tra gli jihadisti irriducibili dell'Isis, secondo l'Ondus, molti sono foreign fighters, miliziani venuti dall'Europa, ma anche dall'America e dall'estremo oriente, che si sono uniti alle truppe arabe dello Stato islamico. Molti di loro, è il timore dei governi occidentali, hanno già fatto ritorno nei loro paesi di origine, soprattutto in Europa. Anche con la liberazione di Raqqa annunciata ieri, come già accaduto per quella di Mosul (la capitale irachena dell'Isis), è emergenza per le migliaia di sfollati. Secondo Save the Children, al momento sono almeno 270.000 i civili fuggiti dai combattimenti a Raqqa e che hanno disperato bisogno di aiuto, con i campi profughi al limite del collasso e centinaia di bambini che hanno subito gravi danni psicologici, a causa delle violenze alle quali hanno assistito. «A causa degli alti livelli di distruzione registrati a Raqqa e nelle zone limitrofe si legge nella nota della ong la maggior parte delle famiglie si ritrova con poco o nulla per tornare a casa. Ogni giorno, inoltre, più di 10.000 persone continuano a fuggire dagli scontri nelle roccaforti dell'Isis, intorno a Deir Ezzour, a 140 chilometri a sud-est di Raqqa. Saranno necessari investimenti per ricostruire case distrutte, strutture sanitarie e scuole».
Alto anche il numero dei morti in quest'ultima battaglia per la liberazione di Raqqa, occupata dall'Isis nel 2014, cominciata a giugno. Secondo il sito in arabo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino ai ribelli anti-Damasco, le vittime sarebbero 3.200, tra cui non meno di 1.117 civili. E mentre Raqqa celebra la liberazione dall'Isis non cala la tensione a Kirkuk, in Iraq, contesa dal governo centrale di Baghdad e dal Kurdistan iracheno con capoluogo Erbil. Proprio i combattenti curdi sono stati determinanti per la cacciata dello Stato islamico dal territorio iracheno, in particolare la città di Mosul. All'indomani del referendum, il 25 settembre, per l'indipendenza del Kurdistan iracheno, l'esecutivo di Baghdad ha inviato militari per la liberazione di Kirkuk dalla presenza curda. E il ministero del Petrolio ha annunciato che tutti i giacimenti della città sono nelle mani dei militari fedeli al governo centrale, così come è stata riconquistata Sinjar, dove vive la minoranza yazida che l'Isis ha tentato di sterminare. La città era stata liberata dagli uomini del califfato anche grazie alle milizie curde.
Simona Verrazzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci