Governo in salita, la Merkel vacilla

Lunedì 20 Novembre 2017
Governo in salita, la Merkel vacilla
IL CASO
BERLINO A due mesi dalle elezioni, e dopo un mese di colloqui esplorativi, Angela Merkel e i potenziali alleati non riescono a mettersi d'accordo su una piattaforma di governo a tre cristiano democratici (Cdu-Csu), liberali (Fdp) e Verdi in grado di guidare la Germania per i prossimi quattro anni. La coalizione tripartita, detta Giamaica dai colori dei partiti e della bandiera dell'isola caraibica (nero, giallo, verde), sarebbe una novità assoluta a livello federale. Ma le distanze ideologiche, biografiche e caratteriali fra i tre sono grandi. Soprattutto fra la Csu bavarese e i verdi il divario è abissale, ma anche con i liberali le posizioni paiono in parte opposte.
LE DISTANZE
I nodi principali restano migrazione e clima. Su finanze e bilancio sarebbe stato invece raggiunto un compromesso. Di rinvio in rinvio, l'ultima deadline fissata per ieri alle 18, è saltata. Si negozia a oltranza ora, la notte e se necessario oggi e anche oltre, le lancette sono state fermate. I liberali erano per darci un taglio: o ci accordiamo entro le 18 o niente, «giriamo in tondo da settimane», lamentavano ieri. Per i Verdi invece «si negozia finché necessario, un progetto così importante non si decide con l'orologio», ha detto la capogruppo Katrin Göring-Eckardt. Anche il leader Csu Horst Seehofer era favorevole e ai tempi supplementari: «Penso che abbiamo bisogno di un po' più di tempo oltre le 18», ha detto ieri prima della ripresa della maratona sottolineando che il suo partito «vuole formare un governo stabile». L'altro capogruppo dei Verdi, Cem Özdemir, ha preso a prestito il lessico Csu per dimostrare la buona volontà del suo partito: alla luce delle crisi globali e dell'avanzata del populismo in Europa bisogna essere pronti a concessioni, per responsabilità e «patriottismo verso il Paese». Il problema è che i Verdi devono sottoporre il risultato dei colloqui al voto del congresso il 25, e che la Csu nel 2018 deve affrontare elezioni in Baviera e non può fare troppe concessioni sui profughi pena il rischio di perdere la maggioranza assoluta nel Land.
Sullo scoglio più ostico, l'immigrazione i Verdi, che spingono da tempo, considerandolo cruciale per il successo dell'integrazione dei migranti, per il ricongiungimento delle famiglie, hanno fatto un passo verso la Csu, che invece è irremovibile sui ricongiungimenti nel caso di profughi sussidiari (quelli cui non viene riconosciuto l'asilo politico ma garantita la protezione) e chiede anzi un tetto massimo di 200.000 arrivi l'anno. I Verdi, nella proposta avanzata, accettano ora il tetto dei 200.000 ma come cornice flessibile. Finora del resto, osservano, dall'Unificazione a oggi, tale numero è stato superato solo cinque volte, «per questo vogliamo operare anche in futuro in questa cornice in vista proprio dell'integrazione nei Comuni», ha detto Özdemir esortando la Csu a muoversi anche lei. Il ricongiungimento dei familiari non può essere escluso a priori come vorrebbe la Csu, ha sottolineato. Il governo Merkel di grande coalizione aveva bloccato invece per due anni fino a marzo 2018 il ricongiungimento delle famiglie per rifugiati con status di protezione limitato (profughi sussidiari).
LA SOLIDARIETÀ
Altro nodo è quello della tassa si solidarietà (Soli) per la ricostruzione dei nuovi Länder dell'Est dopo l'Unificazione nel 1990: la Fdp vorrebbe abolirla del tutto, gli altri partiti solo gradualmente. Altro nodo ancora è il clima con i Verdi in trincea: per aggiungere gli obbiettivi di riduzione di CO2 vorrebbero una riduzione drastica dell'approvvigionamento energetico col carbone. I Verdi vorrebbero una riduzione di 8-10 gigawatt, Cdu-Csu e Fdp erano favorevoli all'inizio a un taglio di 3-5 gigawatt. La Merkel ha proposto alla fine una riduzione di 7 gigawatt. I colloqui proseguono: se si arriva a un risultato comincerà il negoziato vero e proprio per il governo (sulla base di quanto già concordato). I timori sono grandi ma in generale è maggiore la fiducia che si possa arrivare a un governo per Natale. Sono passati solo due mesi dal voto e anche nel 2013, si fa notare, per la grande coalizione ci sono voluti tre mesi.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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