Tasse, Irpef più semplice e meno progressiva: nel mirino l'aliquota del 38%

Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Luca Cifoni
Tasse, Irpef più semplice e meno progressiva: nel mirino l'aliquota del 38%

«Ridurre le tasse a qualcuno, non alzarle a nessuno». La sintesi programmatica di Roberto Gualtieri aiuta a capire come parte il confronto sulla riforma fiscale: la prima riunione in programma domani servirà a mettere in fila le proposte in campo e a verificare i margini di manovra. Nella cassetta degli attrezzi ci sono varie opzioni tecniche, ma il tema di fondo è quali margini effettivi ci saranno per un calo della pressione fiscale. Il riferimento del ministro alla lotta all’evasione fa pensare che almeno in partenza non siano molto ampi. «Serve prudenza» ha puntualizzato Gualtieri.

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I benefici. La riforma dovrebbe saldarsi al provvedimento di riduzione del cuneo fiscale (atteso per oggi in Gazzetta ufficiale) allargando i benefici oltre la sola platea dei lavoratori dipendenti. Le ipotesi allo studio sono diverse e sottintendono visioni di politica economica non del tutto coincidenti. La prima e per certi versi più semplice prevede la riduzione di 1-2 punti delle prime due aliquote, quelle fissate al 23 e al 27 per cento (rispettivamente fino a 15 mila e 28 mila euro di imponibile annuo). Si avrebbe quindi un beneficio per tutti i contribuenti, ma in proporzione più incisivo per quelli bassi e medio-bassi.

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Tasse, gli interventi sulla fascia sino a 55.000 euro

Una linea di intervento diverso guarda ad una fascia un po’ più alta di reddito, quella che ricade in tutto o in parte nello scaglione tra 28 mila e 55 mila euro, sottoposto ad un’aliquota del 38 per cento. Riducendola, si andrebbe a limitare la progressività del prelievo che in questa fascia di reddito è molto accentuata e per i dipendenti arriva addirittura al 60 per cento se si considera anche l’effetto delle detrazioni decrescenti che entreranno in vigore a partire dal prossimo primo luglio. Vuol dire che in caso di un ipotetico incremento di 1.000 euro della retribuzione, meno di 400 arriverebbero effettivamente nelle tasche del lavoratore: un effetto indesiderato che dovrà in qualche modo essere aggiustato.

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Un riassetto più complessivo potrebbe comprendere un ridisegno delle aliquote, magari per ridurle dalle attuali cinque a tre anche in chiave di semplificazione. Un progetto del genere era stato accarezzato in passato dal Movimento Cinque Stelle. In ogni caso al momento non appare probabile un ridimensionamento dell’attuale aliquota massima fissata al 43 per cento. C’è poi un’altra ipotesi, già presa in considerazione dal precedente titolare di Via Venti settembre, Giovanni Tria: invece di aliquote e scaglioni che provocano “salti” di progressività una formula matematica per determinare in modo più graduale e “continuo” l’imposta a partire dal reddito imponibile. È il modello applicato in Germania.

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Ma anche altri aspetti andranno definiti.
L’opera di sfoltimento delle agevolazioni annunciata dallo stesso ministro Gualtieri prevede anche una revisione delle attuali detrazione, ma la strada di una limatura (15 per cento al posto del 19) potrebbe rivelarsi politicamente più sostenibile di un intervento mirato per cancellare quelle ritenute non più giustificate. Infine connessa alla riforma dell’Irpef c’è l’eventualità di procedere ad un incremento selettivo delle aliquote Iva, per depotenziare i circa 20 miliardi di clausole di salvaguardia che pesano sul 2021.

Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 00:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA