Rifiuti Roma, resa della giunta Raggi: un commissario per gli impianti

Domenica 12 Maggio 2019 di Lorenzo De Cicco
Rifiuti Roma, resa della giunta Raggi: un commissario per gli impianti
«Qui serve un commissario. Altrimenti con l’estate alle porte Roma rischia davvero l’emergenza sanitaria». Al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, i 5 Stelle capitolini chiedono un super-delegato del governo per i rifiuti. Con una missione chiara: costruire gli impianti di cui la Capitale ha bisogno e che la politica, dopo anni di inerzie e rimpalli sull’asse Campidoglio-Regione, non riesce nemmeno a progettare. Arrivati a questo punto, con le strade di ogni quadrante sommerse da sacchetti e marciume vario, la questione non è più rinviabile. C’è bisogno di almeno due nuovi Tmb, impianti di «trattamento meccanico biologico», come quello del Salario divorato a dicembre dalle fiamme di un gigantesco rogo. L’innesco della crisi degli ultimi mesi, il colpo del kappaò a un sistema già fragilissimo, dopo lo smantellamento della discarica di Malagrotta, alla fine del 2013.

I NUOVI IMPIANTI
«Abbiamo bisogno dei nuovi impianti prima che sia troppo tardi e che la situazione diventi ingovernabile». La richiesta del M5S è stata recapitata alla segreteria tecnica del ministro la settimana scorsa, in un vertice riservato a cui hanno partecipato, oltre ai più stretti collaboratori di Costa, diversi consiglieri comunali stellati, un drappello di deputati e senatori del Movimento, e la direttrice dell’ufficio Rifiuti del Comune, Laura D’Aprile, di fatto l’assessore facente funzioni di Raggi, dopo le dimissioni di Pinuccia Montanari, fedelissima di Beppe Grillo, uscita dalla giunta tre mesi fa. E mai rimpiazzata.

SOTTO TIRO
I grillini della Capitale ce l’hanno in particolare con la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. Tanto che qualcuno ironizza, con sprezzo del pericolo (maleodorante) che incombe: «Serve un commissario, ma non chiamate Montalbano...». In realtà c’è poco da scherzare. La faccenda è seria e la richiesta dei 5 Stelle, che mette nel mirino la Pisana capeggiata dal segretario dem, indirettamente dà l’idea di una resa che è figlia, anche, dell’immobilismo del Campidoglio. Perché è vero che la Regione non è ancora riuscita ad approvare il nuovo piano per i rifiuti (l’ultimo risale a sei anni fa...), ma è altrettanto vero che Raggi ha traccheggiato finché ha potuto, spedendo alla Pisana la mappa delle «aree bianche», quelle buone per i nuovi impianti, dopo due anni e mezzo di rimandi e dinieghi. E senza fornire alcuna indicazione precisa. La stessa Ama, la municipalizzata dei rifiuti, nel suo piano industriale non ha voluto ammettere la necessità dei nuovi centri di trattamento, nemmeno quando l’impianto del Salario è diventato impraticabile.

L’IDEA
Ecco allora l’idea di affidarsi a un “salvatore” governativo, un commissario che subentri alla Regione e che prenda lui, dato che nessun altro sembra disposto a farlo, la responsabilità di tracciare le “x” sulla mappa. Di stabilire, insomma, dove costruire i nuovi impianti. I grillini, durante il vertice con la segreteria di Costa, hanno accusato la Pisana di occuparsi della questione «troppo lentamente; si riuniscono solo una volta al mese, mentre qui la situazione diventa grave ogni giorno di più». Il Ministero ha già chiesto alla Regione di acquisire i verbali delle ultime sedute regionali sul piano dei rifiuti. E attende le carte. Subito dopo, Zingaretti sarà convocato da Costa.

Sul commissariamento, però, il generale che ha fronteggiato la Terra dei fuochi si mantiene cauto. È convinto, questo sì, che Roma abbia bisogno di almeno altri 2 Tmb. E capisce, Costa, la richiesta di Raggi e degli stellati romani, ma sa che il percorso dettato dalla legge non prevede strappi. È stato detto anche ai grillini presenti alla riunione: «Se volete un commissario, prima dovete andare dal prefetto e dichiarare l’emergenza. Non basta un rischio potenziale, servono atti ufficiali, nero su bianco».

I TIMORI DI RAGGI
Raggi, almeno fino a oggi, non ha voluto spingersi a tanto. Perché anche se il commissario, di fatto, toglierebbe poteri alla Regione, dichiarare l’emergenza cittadina rischierebbe di ammaccare ancora di più l’immagine della sua amministrazione. Certo è che una mossa, nelle prossime settimane, andrà tentata. Perché le cose, nelle strade dell’Urbe, non miglioreranno di certo: dal 15 maggio i due Tmb di Malagrotta, gli unici rimasti in funzione oltre a quello comunale a Rocca Cencia, lavoreranno a ritmi ridotti, colpa dei lavori di manutenzione non più rinviabili. Non potranno trattare 500 tonnellate di pattume al giorno. L’Ama ha già lanciato un Sos, chiedendo aiuto a tutti gli impianti del Lazio. Ma non è detto che basti.
Ultimo aggiornamento: 15:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA