Il Giro andrà in buca: il nostro test in bici della tappa romana

Giovedì 24 Maggio 2018 di Mauro Evangelisti
Il Giro andrà in buca: il nostro test in bici della tappa romana

Correranno anche a 50-60 chilometri all’ora, strada libera per un giorno (beati loro), ma i ciclisti che affronteranno l’ultima tappa del Giro d’Italia a Roma dovranno avere vista acuta e doti da slalomisti perché buche e avvallamenti sono ancora lì. Roma è sempre Roma, nel bene e nel male. Foto da Instagram per il gruppo che pedala con il Colosseo e la luce primaverile abbacinante sullo sfondo; imprecazioni da scooterista stressato perché devi evitare le trappole dell’asfalto sbriciolato o dei sampietrini ammaccati. I pericoli sono in via del Corso e in via del Circo Massimo, in piazza Venezia e in via del Quirinale, sulla discesa del Pincio che porta a piazza del Popolo. Qualcuno rischia di rimpiangere il pavé della Parigi-Roubaix, ma in compenso Roma offrirà uno scenario inarrivabile per l’ultima tappa della corsa, con partenza ai Fori Imperiali, vista sul Colosseo, riflessi sul Circo Massimo.


ISPEZIONE
Gianluca Santilli, avvocato e cicloamatore, presidente della Gran fondo Campagnolo di Roma, lo ripete da tempo: «Roma dovrebbe diventare per tutte le edizioni del Giro la sede della tappa finale, così come avviene a Parigi per il Tour. Nessuna città al mondo può offrire al ciclismo una scenografia così bella». Tutto questo premesso - Roma accoglie con entusiasmo il Giro e spera che questa vetrina possa ripetersi in futuro - saliamo in bicicletta con Santilli e seguiamo gli undici chilometri e mezzo del circuito che per dieci volte sarà percorso dai ciclisti professionisti del Giro d’Italia. Nota a margine: l’altro giorno gli organizzatori hanno svolto due sopralluoghi lungo il percorso insieme al responsabile della polizia municipale che ha indicato una serie di criticità. Oggi se ne svolgerà un altro e saranno decisi alcuni interventi urgenti di sistemazione dell’asfalto e dei sampietrini, che saranno realizzati tra domani e sabato.

PARTENZA
Ce n’è bisogno. Ok, ora possiamo partire. Fori Imperiali. Qui i sampietrini già presentano le prime imperfezioni, ma dall’alto della sua esperienza Santilli alza le spalle: «Andiamo, fa parte del gioco, ci sono delle difficoltà che vanno affrontate in una corsa come il Giro...». Ma anche la sua tempra da Iron Man comincia a vacillare quando dopo piazza Venezia, si arriva in via Quattro Novembre, davanti alla Prefettura, e i sampietrini mostrano frequenti incurvature, trappole, avvallamenti, irregolarità, che forse vanno oltre alle semplici insidie di una corsa ciclistica su strada (no, non siamo con una mountain bike).

Salendo, si conquista uno degli scorci più fotografati e in questi giorni al centro dell’attenzione: via del Quirinale. Bene, anche nei pressi del palazzo del capo dello Stato dove di recente c’è stato un gran viavai, la strada è irregolare e traditrice, per non parlare della segnaletica orizzontale (vedi strisce pedonali) che malgrado la loro posizione nobile è sbiadita e incerta. Vista la diretta televisiva, le telecamere anche dall’alto, forse un maquillage sarebbe consigliabile, ma da qui a domenica, in linea teorica, c’è ancora tempo.

ARRIVO
E poi di nuovo su, verso via di Quattro Fontane, dove, bum, ecco la più profonda delle buche, proprio all’incrocio tra via del Quirinale e via XX Settembre: un cratere che magari prima di domenica sarà chiuso, tenendo conto che la corsa dovrà poi raggiungere piazza Barberini.
Da via Sistina i ciclisti si dirigeranno verso uno degli scorci irripetibili di Roma: Trinità dei Monti, il Pincio, la discesa di viale Gabriele d’Annunzio. Anche qui le ferite dell’asfalto sono frequenti, tra ragnatele che segnano la strada e vere fratture, che rischiano di tradire i ciclisti.

INSIDIE
Osserva Santilli, forte della sua esperienza di cicloamatore: «Sì, in questo caso la situazione può essere delicata». Ma bisogna andare oltre per trovare, sorprendente perché è un lungo rettilineo in cui i ciclisti del Giro si sentiranno sicuri e accelereranno, una serie di caratteristiche buche romane: via del Corso è uno dei salotti di Roma, ma il gatto con le unghie lunghe deve essere sfuggito, visto che la tappezzeria è stata graffiata in più punti. In via del Corso anche Santilli alza le mani, ma non dal manubrio: «Spero che s’interverrà prima di domenica, che coprano le buche, perché in questi punti diventa davvero complicata la corsa di un ciclista». Ma non bisogna distrarsi neppure una volta arrivati in piazza Venezia, sotto la scalinata del Campidoglio, dove i sampietrini mostrano tutte le cicatrici causate dal passaggio quotidiano di centinaia di autobus, o anche in via del Circo Massimo, a ridosso del semaforo, dove gli avvallamenti sono evidenti. Va un po’ meglio sulla via delle Terme di Caracalla e nei pressi del Colosseo, ma per i ciclisti del Giro la corsa a ostacoli non finirà, visto che il circuito lo percorreranno dieci volte. Obiettivo: evitare ciò che è successo nel 2009 a Menchov, che cadde proprio sui sampietrini di via di San Gregorio. Chiosa Santilli, mentre prende fiato al termine degli undici chilometri e mezzo: «Buche a parte, Roma merita il Giro. E il Giro può aiutare i romani a capire quanto sia importante la mobilità su due ruote in una città assediata dal traffico».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 18:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA