Reddito di cittadinanza, spesi 4 miliardi: ma solo 39mila su un milione trovano posto

Martedì 18 Febbraio 2020 di Andrea Bassi Francesco Bisozzi
Reddito di cittadinanza, spesi 4 miliardi: pochi effetti su Pil e lavoro

Roberto Gualtieri prova a guardare il bicchiere mezzo pieno. La Commissione europea, ha ricordato il ministro dell’Economia, nelle sue previsioni di inverno ha sottolineato come il reddito di cittadinanza sia stato uno dei fattori che hanno sostenuto la crescita economica in Italia. Insomma, mettere soldi nelle tasche dei cittadini più bisognosi avrebbe spunto i consumi e quindi la crescita. Ed in effetti per Bruxelles il reddito darà quest’anno un contributo tra lo 0,1% e lo 0,2% al prodotto interno lordo. La stessa previsione del governo. Due miliardi e mezzo di crescita in più grazie al sussidio che tra qualche giorno, il prossimo sei marzo, compirà il suo primo anno di vita. Ma qui arriva una prima domanda: due miliardi e mezzo di crescita in più si possono giudicare un risultato positivo? Lo scorso anno, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps, lo Stato ha speso poco meno di 4 miliardi di euro per il reddito. Un miliardo e ottocento milioni in meno di quanto previsto inizialmente.

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L’ANDAMENTO
Quest’anno, secondo la Ragioneria, la spesa dovrebbe essere di 7,1 miliardi. Se le previsioni di Bruxelles fossero esatte, significherebbe che poco più di un euro ogni tre spesi per il sussidio alla fine torna nell’economia reale. I quattro miliardi impegnati da marzo a dicembre dello scorso anno, per esempio, non sono bastati a frenare la caduta del Pil negli ultimi mesi dell’anno. Ma la seconda domanda, forse, è la più importante: il reddito ha aiutato le persone a trovare lavoro come era stato promesso? Per adesso, secondo i dati diffusi dall’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive, sono stati 39 mila i beneficiari del reddito di cittadinanza che finora hanno ottenuto un contratto di lavoro su un totale di 908 mila persone considerate “attivabili”. Non sono molte, almeno per ora: circa il 2 per cento del totale dei sussidiati e meno del 5 per cento degli “arruolabili”. C’è poi una terza domanda che deriva direttamente dalla seconda: il sussidio può in qualche modo scoraggiare la ricerca di lavoro?
 



IL NODO
La risposta, secondo l’Ocse, è affermativa anche perché, hanno spiegato gli esperti dell’Organizzazione, l’importo del sussidio è troppo elevato anche in confronto agli assegni analoghi erogati in altri Paesi. Una tesi condivisa anche dalla Confindustria.

Intanto, secondo i dati diffusi ieri dall’Inps, la platea dei beneficiari anziché crescere si sta iniziando a restringere. Le famiglie aventi diritto al bonus al 10 febbraio erano 933 mila, per 2,4 milioni di persone coinvolte, ma se si guarda alle sole card attive il numero dei nuclei attualmente raggiunti dal sostegno sono 871 mila, per 2,23 milioni di persone coinvolte. Sono dunque usciti fuori dai radar del reddito, per motivi amministrativi, oltre 100 mila persone, ovvero sessantamila famiglie. Gli esperti parlano di effetto Isee: chi non ha rinnovato la dichiarazione entro il 31 gennaio scorso, questo mese si ritrova nel portafoglio una card disabilitata. A un anno dal debutto del reddito di cittadinanza, insomma, i numeri non sono quelli stimati inizialmente. Tenuto conto anche dei percettori della pensione di cittadinanza, che spetta oggi a circa 120 mila famiglie, la platea dei nuclei raggiunti dal beneficio è di 989 mila famiglie, comunque meno delle 993 mila di dicembre.

Inizialmente l’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, aveva stimato che entro la fine dell’anno il reddito di cittadinanza avrebbe raggiunto 1.177.000 di famiglie, l’Istat addirittura 1,3 milioni. Mancano perciò almeno 200 mila nuclei all’appello. Sempre dalle tavole dell’Osservatorio Inps aggiornate a tutto gennaio affiora che sono stati spesi finora 4,3 miliardi per alimentare il sussidio, mentre lo scorso anno 3,8, dunque 1,8 miliardi in meno rispetto alla somma stanziata con la legge di Bilancio dal governo Conte uno. L’importo medio mensile erogato è di 514 euro, 551 per il reddito di cittadinanza. Sempre sul fronte dell’impiego dei percettori del reddito, si registrano ritardi per l’avvio dell’assegno di ricollocazione destinato ai beneficiari che hanno già siglato i patti per il lavoro (lo hanno fatto in 262 mila). Doveva debuttare ieri, ma dall’Anpal hanno fatto sapere che slitterà a marzo per un’ulteriore messa a punto. Vale fino a 5 mila euro e consente ai sussidiati di seguire percorsi di orientamento o formazione nei centri per l’impiego o nelle agenzie private specializzate nell’assistere chi cerca un’occupazione.

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Il meccanismo non è semplice, anche perché l’Agenzia interinale o il Centro per l’impiego, incassano l’assegno solo se poi il percettore del reddito trova effettivamente lavoro. E i numeri, come detto, per adesso, almeno da questo punto di vista, non permettono di fare previsioni ottimistiche. Il bicchiere, insomma, è mezzo vuoto.
 
 
 

Ultimo aggiornamento: 13:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA