Mondo di mezzo, la moglie di Carminati: «Riporto a casa mio marito»

Mercoledì 23 Ottobre 2019 di Valentina Errante
Mondo di mezzo, la moglie di Carminati: «Riporto a casa mio marito»

«È caduta la mafia». «Sicuro, siamo sicuri?», chiede a chi le sta seduto accanto, Alessia Marini. La moglie di Massimo Carminati cerca di decifrare velocemente cosa significhino quegli articoli del codice che il presidente della sesta sezione, Giorgio Fidelbo, sta leggendo. «È caduta la mafia» lo ripete e piange, durante tutta la lunga lettura del dispositivo. Da quel momento in poi per la compagna del “Nero” le lacrime non smettono di scorrere. Finita anche lei sul banco degli imputati in un altro procedimento connesso a quello del marito, non riesce a frenare l’emozione e la gioia. Aspetta la fine della lettura, attende l’avvocato Cesare Placanica, il nuovo difensore di suo marito. 

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La Corte è appena uscita, i difensori e il pubblico sono ancora dentro l’aula magna della Cassazione, quando Alessia Marini gli getta le braccia al collo, lo stringe e tra le lacrime ripete: «Le posso dare un bacio? Grazie, avvocato, grazie. L’avevamo capito dopo che aveva parlato, dopo la sua arringa. L’avevamo capito noi e non poteva non capirlo la Corte». 
Fuori ribadirà la “sua” vittoria. «Ho fatto la scelta giusta», dice. Si riferisce alla scelta di cambiare legale. Di abbandonare Bruno Naso che per tutta la vita ha difeso Massimo Carminati. «Ho fatto la scelta giusta, mi riporto mio marito a casa». 
 


 
L’ESULTANZA
La difesa è quella tecnica scelta da Placanica, non politica e senza gli attacchi alla procura che hanno caratterizzato le arringhe e gli interventi di Bruno Naso, avvocato di Carminati nei primi due gradi di giudizio. E ancora difensore di Riccardo Brugia. Gli imputati principali del processo, questa volta, non sono collegati con l’aula. Non possono sentire la sentenza in diretta né parlare subito dopo con gli avvocati. Non si può assistere alla loro reazione immediata Anche per i legali sarà possibile sentirli solo oggi dal carcere, con un collegamento da Regina Coeli. La compagna del re delle coop Salvatore Buzzi esulta. Alessandra Garrone è una degli imputati condannati per mafia, ma lei non sta in carcere come il suo compagno: «Sono felice perché è stata riconosciuta una cosa che era chiara», dice al telefono all’avvocato che ha difeso lei e il marito, Alessandro Diddi. Ma in aula a piangere sono in tanti. 

LA POLEMICA
Anche Sergio Carminati, il fratello del “Nero”, capo clan fino a ieri esulta: «Finora è stata commessa un’ingiustizia tremenda - commenta - Anche da voi giornalisti. Vediamo se adesso lo scrivete. È andata come era giusto che andasse». 
Ad attendere con lui la lettura del dispositivo c’è Lorenzo Alibrandi, fratello di Alessandro, uno dei fondatori dei Nar, morto in un conflitto a fuoco con la polizia nell’81. 
Al processo di primo grado, Alibrandi è stato anche testimone e ha raccontato che il “Nero” per lui è stato come un fratello, dopo la morte di Alessandro». Ma, appena fuori dall’aula, c’è anche spazio per un battibecco ed è quello tra Sergio Carminati e Bruno Naso, che strilla contro il fratello del suo cliente storico. «Siete una famiglia di cialtroni, siete cialtroni - dice Naso. Tu e tuo fratello che sta in carcere». Ma Sergio Carminati non raccoglie. Adesso la sua felicità è piena. Evita i flash, si raccomanda di non pubblicare le sue foto, si stringe alla cognata e va via soddisfatto. «Finalmente giustizia è fatta», continua a ripetere». E va via.
 

Ultimo aggiornamento: 20:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA