Luttwak: «Inglesi deboli, devono fare come l’Italia: al primo sospetto, prigione o espulsione»

Lunedì 5 Giugno 2017 di Anna Guaita
Luttwak: «Inglesi deboli, devono fare come l’Italia: al primo sospetto, prigione o espulsione»
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La sua voce questa volta non è addolorata o scoraggiata. Edward Luttwak è arrabbiato. Non riesce quasi a credere che «anche la Gran Bretagna sia caduta negli stessi errori della Francia e del Belgio». Lo stratega americano non ha dubbi: «Se la polizia aveva dei dossier su questi terroristi, vuol dire che non ha capito come si gestisce la sicurezza di un Paese. Crede che basti fare la biografia degli individui. Bisogna invece fare come l’Italia: al primo sospetto, trovare il modo di liberarsi dell’individuo. Prigione o espulsione».

Ma professor Luttwak, dicono che i sospetti siano troppi e quindi non possono tenerli tutti sotto controllo.
«L’errore è proprio nella prima frase: sono troppi. Ma se avete qualcuno che è a rischio anche lontano di diventare jihadista, dovete trovare il modo di fermarlo prima, dovete trovare la strada di bloccarlo, e così il numero diminuisce. Multatelo perché non ha la luce sulla bicicletta! Mettetelo in prigione perché non ha pagato le tasse! In Italia si fa così. Dovrebbero seguire il vostro esempio».

Perché Londra è diventata un bersaglio così frequente?
«Londra ha una larghissima popolazione islamica, e un sindaco islamico. La comunità si sente forte e sicura. Ci sono molti luoghi dove viene insegnato l’Islam, e quindi il Corano. E il Corano è pieno di passi che raccomandando ai fedeli di usare la violenza per spaventare gli infedeli, e spingerli a convertirsi. Non è vero che questi terroristi ci ammazzano perché odiano l’Occidente, ci ammazzano per spaventarci e farci convertire. Non odiano l’umanità, vogliono salvarla».

Anche la Bibbia è piena di violenza.
«Ma la Bibbia non è la voce di Dio. E’ un insieme di vari libri che raccontano Dio. Il Corano è la parola di Dio stesso. Durante la lettura, tantissimi seggono e ascoltano, e poi tornano a casa alla loro vita. Ma c’è qualcuno che assimila più profondamente questo messaggio. E poi lo sente ripetuto dall’Isis, nella sua esatta identica forma, e lo fa proprio non più come concetto generico, ma come piano di azione, per salvare l’anima degli infedeli. C’è sempre stata la jihad, sin dall’inizio, e continua ad esserci dovunque si insegni il Corano, dall’India all’Afghanistan».

E cosa dobbiamo fare per difenderci da questi fanatici?
«Di certo non fare come i francesi, e ora gli inglesi: che invece di applicare i provvedimenti di sicurezza, raccolgono dati biografici dei sospetti. Bisogna liberarsi degli individui sospetti al primo barlume di dubbio».

Come proteggere le città?
«Tutti sono contenti che a Londra la polizia sia potuta intervenire entro otto minuti. Ma sa cosa significa questo? Non è affatto una buona notizia, perché vuol dire che a Londra, come a Parigi, si svuotano le periferie, e si disloca la polizia nei centri storici, dove ci sono i turisti. La polizia a Parigi ora è nei Grands Boulevards. Si sceglie di proteggere i turisti invece che i cittadini. Ma intanto le periferie degradano. Il crimine cresce, le bande la fanno da padrone, la qualità della vita peggiora. Si entra in una spirale, si rischia l’anarchia, una situazione cioé che non può che peggiorare anche il terrorismo».

Lei pensa che quest’ultimo attacco avrà un’influenza sulle elezioni britanniche?
«Non credo che possa danneggiare Theresa May. Semmai a risentirne dovrebbe essere Jeremy Corbyn che ha detto tante cose simpatiche sugli islamici».

Lei pensa che contro questo tipo di terrorismo l’intelligence internazionale possa collaborare efficacemente? Pensa che i recenti disaccordi con gli Stati Uniti possano indebolire le difese?
«In questo caso l’intelligence internazionale non aveva nessun ruolo. Sono individui locali, e ripeto che la difesa principale contro questi individui è la polizia locale. E se la polizia si limita a raccogliere dossier alti mezzo metro senza far nulla, ci saranno altri casi simili. Sai che grande successo poter dire: noi lo conoscevamo, sappiamo tutti di lui e dei suoi compagni. Proprio il caso di dire che serve a poco chiudere le stalle dopo che i buoi sono fuggiti».
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